“Il mare, si dice, è come una madre. L’acqua salata, il pulsare e gli sbalzi della corrente, il battito amplificato del vostro cuore e i suoni smorzati che risuonano nell’acqua ricordano insieme il grembo materno”.
Siamo nel 1938 e sull’isola di Jeju, in Corea del sud, incombe la minaccia della guerra sino-giapponese. In tale contesto, crescono Young-Sook e Mi-ja, due ragazzine che fin dal loro primo incontro diventano grandi amiche ed esperte haenyeo. Questo il termine con cui vengono chiamate le pescatrici dell’isola, che, per intere giornate, si immergono in apnea nelle profondità marine alla ricerca di alghe, molluschi e polipi. Qui sono le donne a lavorare e a sostentare la famiglia mentre gli uomini restano a casa ad accudire i figli più piccoli. In questa antichissima comunità matriarcale, ricca di credenze e tradizioni popolari, le due ragazze sanno che, diventando haenyeo, inizieranno una vita sì emozionante e ricca di onori, ma anche di grosse responsabilità e pericoli. Le vediamo diventare adulte, mogli, madri fino a quando la terribile rivolta del 3 aprile 1948 a Jeju non aprirà una profonda e insanabile crepa nel loro rapporto. Seguiremo le loro vicende personali e storiche comprese nell’arco di 70 anni in cui l’occupazione giapponese prima, le rivolte e la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica poi hanno causato miseria e morte.
Attualmente si sta cercando di tramandare questa tradizione secolare con l’apertura di una scuola per haenyeo e di un museo a loro dedicato ma, ad oggi, si contano soltanto 4.500 pescatrici in attività e tutte superano i 50 anni d’età.
All’autrice Lisa See va il merito di aver condotto scrupolosamente la ricerca sui fatti storici dell’isola dal 1938 ai giorni nostri regalandoci così nuovi spunti di approfondimento.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma