BODY OF EVIDENCE (Corpo del reato) è il titolo della mostra multimediale dedicata all’artista iraniana Shirin Neshat, visitabile al PAC di Milano fino al 08/06/2025. Una retrospettiva che illustra oltre trent’anni di carriera attraverso quasi duecento opere fotografiche e una decina di video installazioni provenienti dai più importanti musei del mondo. In quasi tutti i lavori, se si escludono alcune macchie di rosso, domina il bianco e nero, a volte arricchito dalla scrittura calligrafica persiana disegnata sui corpi dei soggetti rappresentati. Come in “Le donne di Allah” (Women of Allah, 1997), la serie di ritratti che l’ha fatta conoscere e con cui Neshat “cattura l’ambiguità e la complessità dell’identità femminile nel contesto islamico”. Donne velate ma non assoggettate; donne la cui voglia di libertà si esprime nei corpi istoriati di versi poetici o nell’arma tenuta tra le mani.
Shirin Neshat vive tra due mondi, l’Iran e New York, e tra due culture. Una doppia irrisolta appartenenza di cui sono intrisi i suoi lavori, sia che esplorino il nesso tra sesso e potere (The Fury, 2023), tra passato e presente (The Book of Kings, 2012), lo spaesamento dell’esilio (Soliloquy 1999), il rapporto tra tradizione e modernità o quello tra sogno e realtà. Temi questi ultimi declinati in “Land of Dreams” (La terra dei sogni, 2019), ritratto dell’America contemporanea, composto da un lungometraggio, purtroppo non visibile in mostra, da bellissimi ritratti e da due video in cui una giovane donna iraniana, impegnata nel censimento di una piccola cittadina del New Mexico, entra nelle case di nativi americani, afroamericani, immigrati ispanici e anglosassoni, per fotografarli e, con le loro testimonianze, rispondere alla domanda “E’ davvero questa la terra dei sogni?”.
Una bella mostra, di un’artista non neutrale, la più grande organizzata finora su di lei. Da non perdere.
Consigliata da Letizia della Casa delle donne di Parma