LA DONNA DAI PIEDI NUDI di Scholastique Mukasonga (Ed. Utopia, 2024) [LIBRO]

“Mamma, non ero lì a ricoprire il tuo corpo, io, e mi restano soltanto delle parole – parole di una lingua che tu non capivi – per compiere ciò che avevi chiesto. Sono sola con le mie misere parole, e queste frasi, sulle pagine del quaderno, tessono e ritessono il sudario del tuo corpo assente”.
In questo delicato memoir l’autrice rende omaggio a sua madre Stefania e alla sua terra di origine, il Ruanda, alla vigilia del genocidio. Stefania è il suo nome di battesimo. Non conosceremo il suo nome ruandese, quello, cioè, che viene assegnato dal padre alla nascita e che ha sempre un significato premonitore. È il racconto della sua quotidianità di donna, madre, moglie. Ha camminato per tutta la vita a piedi nudi, non ha mai imparato a leggere ma è una saggia consigliera per i figli e le amiche e ha un unico scopo: salvare i propri figli dalla furia degli hutu. Loro, i tutsi, sono stati deportati nella regione del Bugesera. Qui cercano di ricreare un ambiente che ricordi le loro dimore e Stefania si costruisce la vera capanna ruandese, l’inzu. Nel retrocortile le donne si lavano, ricevono le amiche, preparano le strategie matrimoniali, fumano la pipa. C’è lo stupore davanti ad alcune abitudini dei bianchi portate dalle ragazze che studiano nei collegi delle suore: l’uso della biancheria intima, il water, la tinta per i capelli! Stefania, Marie-Thérèse, Guadenciana, Speciosa, Anasthasia e molte altre sono le custodi dell’esistenza, quelle che gli assassini hanno ammazzato come se “volessero eradicare le fonti stesse della vita”. Un racconto amorevole sul quale aleggia la consapevolezza di quello che succederà, rendendo la lettura potente e commovente. Sappiamo che dopo la fuga in Burundi nel 1973, la scrittrice si è stabilita in Francia da dove nel 1994 ha avuto notizia del massacro in Ruanda, che le ha sottratto ben 37 membri della famiglia.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

BELLE DI FACCIA. TECNICHE PER RIBELLARSI A UN MONDO GRASSOFOBICO – Scritto e illustrato da C. Meloni e M.Mibelli – Ed Mondadori Arnoldo Varia, 2021 [LIBRI]

Chiara Meloni e Mara Mibelli firmano un’opera rivoluzionaria nel panorama editoriale italiano: il primo libro interamente dedicato alla grassofobia e alla “fat acceptance”. Con un approccio ironico e mai pesante, le autrici riescono a trattare tematiche complesse con una leggerezza che non sminuisce la serietà dell’argomento, rendendo la lettura accessibile anche a chi vi si avvicina per la prima volta. Un elemento distintivo è la ricchezza della bibliografia e della sitografia, che offre strumenti preziosi per approfondire ulteriormente il tema. Questo dettaglio, unito alla chiarezza espositiva e alla struttura scorrevole, contribuisce a fare di questo libro un piccolo manuale pratico e consapevole per chiunque voglia comprendere e combattere la grassofobia. L’ironia e i disegni accattivanti, utilizzati sapientemente dalle autrici, rendono meno amara una lettura che si rivela necessaria e densa di spunti critici. Dalla storia del movimento alla decostruzione degli stereotipi, fino alle strategie per affrontare la grassofobia nel quotidiano, il libro offre una panoramica completa e ben argomentata. Non è una “lettura di piacere”, ma certamente è una lettura piacevole, che alterna momenti di riflessione seria a uno stile creativo. La liberazione dei corpi grassi è una questione femminista, che ha a che fare con la giustizia sociale e la creazione di una società più inclusiva. In un mondo in cui il corpo grasso viene patologizzato e paragonato a un’epidemia, per le autrici utilizzare la parola “grassa” senza accezione negativa può essere una liberazione.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma

A fianco delle donne del Rojava

Tante donne al fianco delle sorelle del Rojava!
La Casa delle donne di Parma, insieme alle Donne In Nero Parma , si è attivata per raccogliere parte di queste firme e per diffondere la “Lettera aperta per una Siria democratica basata sulla libertà delle donne”!

Now is the time to strengthen the democratic forces in the Middle East, like the DAANES, and to stand with the women fighting for freedom, peace and democracy in Syria!

Per il diritto all’abitare

Appello al Signor Prefetto di Parma, ai Sigg. Sindaci, ai Cittadini, alle Associazioni dei proprietari, agli Enti, alle Istituzioni di Parma e del Parmense

Siamo le associazioni che sabato 11 gennaio a Parma, in piazza Garibaldi, hanno dato vita al presidio per ricordare e rendere omaggio a Miloud Mouloud, morto di freddo a Parma mentre dormiva all’aperto. Altre associazioni si sono qui aggiunte e vanno aggiungendosi.

Anche con questa lettera vogliamo segnalare che il numero di persone senza alcuna sistemazione alloggiativa dignitosa e sicura e alcun riscaldamento – cosa non secondaria viste le temperature di questi giorni – sta aumentando di giorno in giorno. Sono tanti. Le ragioni sono diverse, così come i profili delle persone che si trovano a subire questa grave violazione del diritto fondamentale alla casa: c’è chi è italiano e chi immigrato, chi viene da lunghe esperienze di grave marginalità e chi si trova per la prima volta a vivere in questa condizione, chi ha problematiche anche gravi di salute (pregresse o causate proprio dalla vita di strada), chi ha un permesso di soggiorno solido e solo qualcuno che è irregolare, c’è persino chi ha un lavoro e un reddito ma non riesce a trovare nessuno che gli affitti almeno una stanza e trovare un appartamento in affitto è impossibile: dorme all’aperto e da qui si reca al lavoro. Senza una casa si perde anche il lavoro. Il venir meno della casa è l’avvio del degrado.

Oltre coloro che dormono all’addiaccio dobbiamo considerare le tantissime persone che vivono in situazioni abitative estremamente precarie: ospitati da amici e/o connazionali in appartamenti sovraffollati, a volte a titolo gratuito, a volte dovendo corrispondere cifre anche molto elevate pur di non finire all’addiaccio; altri che non riescono ad avere un regolare contratto di affitto perché il proprietario preferisce percepire soldi in nero e non tassati, senza considerare non solo la violazione della legge ma anche le gravi ripercussioni che questo ha sull’ottenimento o il mantenimento dei documenti. Consideriamo anche ciò che è a tutti noto: il mercato non offre più appartamenti in affitto.

Dobbiamo ragionare in termini di umanità, di rispetto dei diritti fondamentali delle persone e anche di progressiva riduzione di discriminazioni e diseguaglianze. Questo ci richiede la legge. E se più eguali saremo anche più sicuri.

Abbiamo a riferimento un quadro giuridico preciso: la Dichiarazione universale dei diritti umani, 25, comma 1, “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, (..)”; il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Irescr), sottoscritto e ratificato dall’Italia, che pone obblighi al Governo italiano e al Parlamento. In particolare citiamo Irescr all’articolo 11: lo Stato italiano si è impegnato ad assicurare abitazioni adeguate a tutti coloro che sono presenti sul territorio. Impegno in troppi casi evidentemente disatteso. Perciò riteniamo pertinente rivolgerci al Signor Prefetto, anche in considerazione dei suoi poteri in caso di emergenza abitativa, quale certamente è la situazione sopra rappresentata.

Allo stesso tempo solo nel comune di Parma si conta un numero enorme di alloggi tenuti vuoti – addirittura di 16000 unità, secondo una stima autorevole – quando potrebbero essere utilizzati. Numeri altissimi si riscontrano anche in provincia (pur escludendo dal conteggio le seconde abitazioni).

Estendiamo l’appello anche ai Sigg. Sindaci e alle Associazioni di proprietari di alloggi.

Chiediamo anche ai privati, alle famiglie, agli enti religiosi e laici di mettere a disposizione posti letto e soluzioni abitative.

L’indisponibilità di appartamenti, persino di posti a pagamento in appartamento, e il lasciare che persone dormano all’addiaccio non è civiltà, è barbarie.

Le Associazioni:

Casa della pace
Ciac
Rete diritti in casa
Parma per gli altri
Associazione Al-Amal Aps
Mani
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Donne in nero
Libera
Associazione Amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli
Potere al popolo
Centro interculturale di Parma e Provincia
Tuttimondi
Coordinamento Pace e Solidarietà
Arte Migrante Parma
ASD La Paz Antirazzista
Azione Cattolica
Rete Kurdistan
Parma città pubblica
Gruppo Mission
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Parma
Casa delle donne

TUTTE LE MIE COSE BELLE SONO RIFATTE di Fumettibrutti (Ed. Feltrinelli Comics, 2024) [GRAPHIC NOVEL]

Gli occhiali a forma di cuore, indossati dallo scheletro in copertina, non devono trarre in inganno. La scelta radicale dell’autrice/protagonista di “rifarsi completamente”, un pezzo alla volta, è stata per lei, ma lo è anche per noi che leggiamo, un lento calvario. E anche accettando che non ci sia nulla di eroico nel voler corrispondere al proprio desiderio, è indubbio che serva molta determinazione e la consapevolezza che il prezzo da pagare è alto.
“Tutte le mie cose belle sono rifatte”, efficace romanzo di formazione queer, non è il primo fumetto in cui Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, racconta che cosa significa vivere una disforia di genere. Una definizione che le è venuta in aiuto tardi ma che le è servita per dare un nome al proprio malessere fatto di inadeguatezza, solitudine, amori finiti male o non corrisposti, in una continua ricerca di accettazione. Gli altri sono “Romanzo esplicito”, “P. La mia adolescenza trans” e “Anestesia”, una trilogia in cui l’autrice si racconta in una sorta di autoconfessione affrontata però con l’intenzione di non addolcire la realtà. “Vi avverto, ci andrò giù pesante” è la frase con cui ci accoglie. E se mettere alla prova era una delle premesse, è indubbio che sia stata mantenuta.
Non è facile rivivere con lei il percorso che ha affrontato. Aiuta però, in questo, la sua lucida capacità di rielaborare i fatti e di rialzarsi dopo i fallimenti; e aiuta sapere che intorno a lei una famiglia allargata non le è mai venuta a mancare. Ha molta forza Fumettibrutti, ​​come dimostra anche il suo segno, autorevole e poetico allo stesso tempo.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

SCUOLA SENZA FINE di Adriana Monti (1983) [Documentario] Disponibile su Youtube

Come ricorda Lea Melandri, “Scuola senza fine” è il documentario a cui dobbiamo la conoscenza dell’esperienza di Affori, il Comune alla periferia di Milano in cui nel 1976 si sono aperti i corsi delle ‘150 ore’ (una conquista operaia che ha festeggiato quest’anno il suo cinquantenario). Nel caso specifico, i corsi, che hanno coinvolto una ventina di donne perlopiù operaie e casalinghe, intellettuali e non, sono continuati per 10 anni e hanno contribuito alla nascita nel 1987 della LUD (Libera Università delle Donne). Dalle parole delle protagoniste sappiamo che si parlava soprattutto della condizione dell’essere donna, delle ragioni per cui molte di loro si erano messe alla ricerca di un luogo in cui imparare. Imparare a dirsi, ad ascoltare, a capire il significato di parole nuove. In una modalità fino ad allora sconosciuta e all’interno di un chiaro processo di liberazione.
Il filmato si divide in due parti: una prima, in cui le protagoniste si incontrano per un momento conviviale; baci, abbracci e il cibo tipico degli incontri informali, espressione dell’amicizia e della complicità che si crea tra chi sta condividendo un momento fondamentale; la seconda dedicata agli scritti che quelle stesse donne, completata la scuola secondaria ma continuando a partecipare a seminari sulla letteratura, sul corpo, l’immagine, scrivevano. Donne che “…incoraggiate all’inizio da Lea e poi dalla scoperta di Freud, poi dalle altre insegnanti e da materie come scienza, filosofia, analisi dei linguaggi…riempivano pagine e pagine di blocchi e quaderni con le loro riflessioni e idee personali sulla cultura, su sé stesse, le loro famiglie, la natura e i loro sentimenti”.
Donne meravigliose, testimonianze fortunatamente sfuggite alla sorte di molte delle vicende trasformative di quegli anni. E questo grazie alla tenacia di Adriana Monti che nel 1983 lo porta a termine e alla LUD che oggi lo ripropone.
Consigliato da Letizia della Casa delle Donne di Parma

LE MADRI DI VENTO E DI SALE di Lisa See – Ed. Longanesi, 2022 [Libro]

“Il mare, si dice, è come una madre. L’acqua salata, il pulsare e gli sbalzi della corrente, il battito amplificato del vostro cuore e i suoni smorzati che risuonano nell’acqua ricordano insieme il grembo materno”.
Siamo nel 1938 e sull’isola di Jeju, in Corea del sud, incombe la minaccia della guerra sino-giapponese. In tale contesto, crescono Young-Sook e Mi-ja, due ragazzine che fin dal loro primo incontro diventano grandi amiche ed esperte haenyeo. Questo il termine con cui vengono chiamate le pescatrici dell’isola, che, per intere giornate, si immergono in apnea nelle profondità marine alla ricerca di alghe, molluschi e polipi. Qui sono le donne a lavorare e a sostentare la famiglia mentre gli uomini restano a casa ad accudire i figli più piccoli. In questa antichissima comunità matriarcale, ricca di credenze e tradizioni popolari, le due ragazze sanno che, diventando haenyeo, inizieranno una vita sì emozionante e ricca di onori, ma anche di grosse responsabilità e pericoli. Le vediamo diventare adulte, mogli, madri fino a quando la terribile rivolta del 3 aprile 1948 a Jeju non aprirà una profonda e insanabile crepa nel loro rapporto. Seguiremo le loro vicende personali e storiche comprese nell’arco di 70 anni in cui l’occupazione giapponese prima, le rivolte e la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica poi hanno causato miseria e morte.
Attualmente si sta cercando di tramandare questa tradizione secolare con l’apertura di una scuola per haenyeo e di un museo a loro dedicato ma, ad oggi, si contano soltanto 4.500 pescatrici in attività e tutte superano i 50 anni d’età.
All’autrice Lisa See va il merito di aver condotto scrupolosamente la ricerca sui fatti storici dell’isola dal 1938 ai giorni nostri regalandoci così nuovi spunti di approfondimento.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

L’AMORE DA VECCHIA di Vivian Lamarque Mondadori 2022 [Poesia]

Le poete e i poeti si sono sempre interrogati sulla vita che scorre e sull’età che avanza. Così anche Vivian Lamarque ci meraviglia con questo suo libro in cui indaga sull’amore da vecchia con dolcezza, ironia e tanta gentilezza. Lo fa iniziando col tratteggiare un piccolo sommario poetico per noi lettori: “Quale amore in queste poesie?/ Per la bella d’erbe famiglia e d’animali/ Per la famiglia di cari nipoti e cara figlia/ Per il treno e il tempo (che si somigliano tanto)/Per il cinematografo (e le sue sale scomparse)/ Per la poesia (non lasciarmi mai alfabeto)/ Per qualche fuori tempo innamoramento (per due o tre di voi che non lo sanno)/ E per me stessa naturalmente (“io sono autobiografica”, “io non sono morta io sono nata”). E così, seguendo questa traccia, dedica ogni capitolo ad un suo amore: cinema, foglie, poesia, ecc… insomma ci comunica che “mutato nomine, de te fabula narratur” (Orazio).
La poesia di Vivian Lamarque è, come sempre, lirica, semplice, leggibile, vicina e naturale. Freschissima. E’ ricca di impressioni e di presagi, di nostalgie e memorie. Come sempre la poeta utilizza una sottile ironia. Un tono che rende il mondo più accettabile e abitabile, ma quello che colpisce dolorosamente è che in queste poesie è soffusa anche una gran malinconia perché la vita è breve, gli amori finiscono…
Gli affetti restano e sono il nostro nutrimento quotidiano: “E’ il tempo che passa/ o siamo noi a passare? Passa tu, tempo, dai! / Noi lasciaci ancora un poco usare/ il bel verbo restare”.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

QUEERANTA – Meglio tardi che mai di Chiaralascura – Ed. Becco Giallo, 2024 – [Graphic novel]

Chiara Meloni, vero nome di Chiaralascura, non si crede una grande fumettista. Tanto che nelle note biografiche finali confessa: “mentre starete leggendo queste mie righe, sarò già scappata nei boschi”, dimostrando così tutta l’insicurezza di cui ha sofferto nella vita. Questo finché, all’avvicinarsi dei ‘queeranta’ con coraggio decide di usare matite e colori per inventarsi una storia e fare i conti con sé stessa ma soprattutto con la madre. Perché è questo il punto, rivendicare finalmente anche con lei la propria ‘vocazione’. Tutto inizia con la decisione di rubare dalla casa del padre, quella sera impegnato con salsa e merengue, e con la complicità di un’amica che non le permette di usare le chiavi (sarebbe troppo semplice), l’urna contenente le ceneri della madre abbandonate in una credenza in compagnia di vecchie bollette, uova di Pasqua scadute e un Toblerone. Sarà una presenza ingombrante quella dell’urna anche se ora è messa in bella vista e di fianco a un vaso di peonie (ma alla madre non piacevano le calle?), un punto di non ritorno anche perché una volta sistemata sul mobile l’urna prende magicamente vita. “Che cos’è questa voce?” si chiede Chiara stupita. “Un’allucinazione, un sogno, uno spirito, una magia o solo un espediente narrativo?” risponde la voce. Ecco, quest’ultimo. Inizia così il confronto tanto cercato, la famosa e fumosa resa dei conti, che passa al setaccio tutti i momenti in cui la protagonista si è dovuta confrontare con la grassofobia, l’eteronormatività, la bifobia, fino all’amore corrisposto. Un viaggio lungo, a lieto fine però, che l’autrice dedica a “tutte le persone che si sono scoperte queer in età adulta, che hanno fatto coming out “tardi”, a quelle che non hanno fatto in tempo…”, ma che potranno farlo.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma