E HO SMESSO DI CHIAMARTI PAPA’ di Caroline Darian, UTET 2025, [LIBRO]

Unica figlia femmina di Gisèle e Dominique Pélicot, Caroline Darian scrive il memoir nel periodo che va dal 2 novembre 2020, il momento in cui, dopo una telefonata della madre, la sua vita cambia per sempre, al 28 novembre 2021, quando decide di non avere più ‘intenzione di sopportare l’insopportabile”. Il tempo che le ci è voluto per elaborare il trauma, riprendersi dallo smarrimento e considerare definitivo il tradimento di colui che, fino a quel momento, considerava una persona cara. Il prologo, che è invece dell’agosto 2024, è stato scritto nel periodo che precede il processo. Durato quattro mesi, al ritmo di un’udienza al giorno, e dopo quattro anni di indagini preliminari iniziate nel momento in cui Dominique viene fermato perché sorpreso a filmare sotto le gonne di alcune donne ad un supermercato, il processo è servito a metterlo sotto accusa insieme ad altri cinquanta uomini, con l’imputazione, tra gli altri reati, di stupro aggravato commesso ai danni della moglie Gisèle. Uomini adescati sul sito di incontri “Coco”, ai quali Dominique nel corso di 10 anni ha permesso di abusare della moglie, dopo averne indotto con sostanze psicotrope la totale incoscienza. Gratuitamente e “solo” in cambio della libertà di riprendere lo stupro. Le donne della famiglia Pélicot (moglie, figlia, nuore) si sono costituite, alla fine delle indagini, parte civile. Le immagini ritrovate nel computer di Dominique, in una cartella classificata sotto la voce “abuso” (20.000 tra foto e video), riguardavano in maniera diversa tutte loro. Per Gisèle che ha voluto un processo a porte aperte decidendo che “la vergogna deve cambiare lato” e per Caroline, che ha fondato insieme ad altre l’associazione #MendorsPas (#NonMiAddormentare) dopo essersi resa conto di quanto fosse sottovalutato il problema della sottomissione chimica, la terribile vicenda ha prodotto anche la necessità di trasformare una battaglia individuale in una denuncia pubblica, esigendo giustizia.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

PRIVACY di Veronica Echegui e Laura Sarmiento Pallarés, 2022 -Netflix [SERIE]

Il titolo usato in italiano “Privacy” non traduce esattamente quello che il titolo spagnolo “Intimidad” o quello inglese “Intimacy” esprimono più profondamente riguardo alla violazione della propria sfera intima: il revenge porn è infatti il fulcro di tutta la narrazione.
La serie “è uno strumento per aumentare la consapevolezza, per risvegliare le coscienze, e se qualcuno si vede riflesso in essa potrebbe decidere di cambiare il modo in cui pensa o addirittura vive problematiche di questo tipo”, afferma l’attrice protagonista Itziar Ituño durante un’intervista.
Siamo a Bilbao e Màlen Zubiri, donna forte e indipendente, sposata e madre di una ragazzina, è decisa a lottare per la candidatura a sindaca in un ambiente politico molto maschilista. Qualcuno di potente, però, vuole ostacolarla e diffonde un video in cui fa sesso con un amante occasionale. Lo scandalo è inevitabile e finisce per coinvolgere anche la figlia adolescente che sarà, a sua volta, vittima di revenge porn da parte del suo, ormai ex, fidanzato. Quasi contemporaneamente l’operaia Ane si suicida per lo stesso motivo e in seguito a molestie che, a causa di questo video, subisce in fabbrica. Ma sua sorella Begoña farà di tutto per renderle giustizia. Con l’aiuto di una ispettrice, che si occupa di reati di violazione della privacy, Màlen e Begoña arriveranno insieme a scoprire l’identità dei colpevoli, sostenute anche dalle varie associazioni di donne.
Veronica Echegui e Laura Sarmiento Pallarés sono le creatrici e le sceneggiatrici della serie.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

INAUGURAZIONE! Finalmente la Casa ha una casa!

Dopo sei anni di attese, cortei, iniziative, festival, assemblee siamo emozionate nell’invitarvi sabato 31 maggio dalle 18 all’inaugurazione della Casa delle Donne di Parma in via melloni 1. Una Casa che sarà un posto dove stringere alleanze e fortificare resistenze. Un posto dove si potrà ritrovare il senso della collettività e dove ogni persona potrà sentirsi bene. Vi aspettiamo!

IL CAPITALE AMOROSO di Jennifer Guerra – Bompiani 2021 [LIBRO]

Esiste una scelta radicale e politica per immaginare un altro possibile: mettere l’amore nelle sue declinazioni (eros, storge, ludus, mania, pragma, e agape) al centro della propria vita.
La scelta è radicale perché la nostra società, governata dal valore della produttività, ci comunica che seguire il cuore risulti essere disfunzionale e a tratti folle.
Così noi finiamo per compiere scelte amorose sempre più pragmatiche e compatibili con i valori del sistema come quella di negarci, rimanere solɜ, o preferire un matrimonio infelice ad una storia travolgente.
Guerra, supportata dalle bibliografie di filosofɜ, studiosɜ e attivistɜ come bell hooks, Alan Lee, Karl Marx, M.L. King, e Eva Illouz, ci dimostra che opponendoci al cinismo sociale e all’esasperazione delle scelte pragmatiche in amore siamo in grado di scardinare le strutture del potere ma anche alcune dinamiche sociali ormai introiettate come ordine naturale delle cose. Operando una vera e propria rivoluzione politica.
Questo è possibile solo attraverso il lavoro sui propri sentimenti, l’autoconsapevolezza e la responsabilità verso il prossimo. Ovvero con una pratica etica dell’amore.
E così diventa evidente la potenza dell’amore nella sua duplice dimensione: è sia sentimento esclusivo di due amanti che spazio di trasformazione collettiva. Personale e politico.
Consigliato da Martina della Casa delle Donne

BODY OF EVIDENCE, Shirin Neshat, [MOSTRA] Milano al PAC fino al 08/06/2025

BODY OF EVIDENCE (Corpo del reato) è il titolo della mostra multimediale dedicata all’artista iraniana Shirin Neshat, visitabile al PAC di Milano fino al 08/06/2025. Una retrospettiva che illustra oltre trent’anni di carriera attraverso quasi duecento opere fotografiche e una decina di video installazioni provenienti dai più importanti musei del mondo. In quasi tutti i lavori, se si escludono alcune macchie di rosso, domina il bianco e nero, a volte arricchito dalla scrittura calligrafica persiana disegnata sui corpi dei soggetti rappresentati. Come in “Le donne di Allah” (Women of Allah, 1997), la serie di ritratti che l’ha fatta conoscere e con cui Neshat “cattura l’ambiguità e la complessità dell’identità femminile nel contesto islamico”. Donne velate ma non assoggettate; donne la cui voglia di libertà si esprime nei corpi istoriati di versi poetici o nell’arma tenuta tra le mani.
Shirin Neshat vive tra due mondi, l’Iran e New York, e tra due culture. Una doppia irrisolta appartenenza di cui sono intrisi i suoi lavori, sia che esplorino il nesso tra sesso e potere (The Fury, 2023), tra passato e presente (The Book of Kings, 2012), lo spaesamento dell’esilio (Soliloquy 1999), il rapporto tra tradizione e modernità o quello tra sogno e realtà. Temi questi ultimi declinati in “Land of Dreams” (La terra dei sogni, 2019), ritratto dell’America contemporanea, composto da un lungometraggio, purtroppo non visibile in mostra, da bellissimi ritratti e da due video in cui una giovane donna iraniana, impegnata nel censimento di una piccola cittadina del New Mexico, entra nelle case di nativi americani, afroamericani, immigrati ispanici e anglosassoni, per fotografarli e, con le loro testimonianze, rispondere alla domanda “E’ davvero questa la terra dei sogni?”.
Una bella mostra, di un’artista non neutrale, la più grande organizzata finora su di lei. Da non perdere.
Consigliata da Letizia della Casa delle donne di Parma

OLTRE – UN’INCHIESTA SULL’UNIVERSO INCEL ITALIANO – podcast di Beatrice Petrella (RayPlaySound) [ PODCAST]

Incel: abbreviazione dell’espressione inglese “involuntary celibates” (celibi involontari). Questo termine è stato coniato nel 1997 da una donna canadese che voleva creare uno spazio di supporto originariamente destinato sia a uomini che a donne che avevano difficoltà a trovare l’amore.
Ma negli ultimi anni l’universo incel, frequentato solo da uomini, ha adottato un comportamento maschilista, misogino e violento. Tra i loro idoli: Elliot Rodger che, nel 2014, uccise sei persone in California. Figlio di una famiglia benestante, aveva iniziato a odiare le ragazze: “Ho una macchina bellissima ma nessuna mi guarda”, scriveva sui vari forum. Da qui l’idea di pianificare una strage e poi il suicidio; e ancora George Sodini che uccise 4 donne a Bridgeville. Anche lui, come Rodger, aveva preannunciato su internet il suo intento esprimendo il suo odio verso le donne. Beatrice Petrella, l’autrice del podcast, decide di infiltrarsi tra di loro aprendo un profilo maschile per cercare di capire il motivo di tanta avversione. Interagisce con gli incel per otto mesi scontrandosi con linguaggi da suprematisti bianchi ed estremisti di destra: volontà di allungarsi gli arti o di volersi spaccare la mascella perché sia più virile, uso di espressioni offensive e violente nei confronti delle donne, colpevoli di impedire loro di essere felici.
Beatrice Petrella (classe 1996) è una giovane giornalista e podcaster che si sta distinguendo nel giornalismo investigativo.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

IL MIO GIARDINO PERSIANO di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha [FILM]

Questa è la storia di due solitudini che si incontrano nel tempo dilatato di una notte a Teheran. Una donna che ha imparato a dire qualche ostinato “no” e desideranti, splendidi “sì”. Se c’è una cosa che la polizia morale iraniana teme è proprio questo tipo di libertà.
Esiste un’età per l’amore? E poi, che cos’è l’amore? Come nasce? E quanto può durare? Deve necessariamente essere determinato dal contesto sociopolitico, che può anche scegliere di farlo finire?
Questo film candidato al Goldener Bär del Festival Internazionale di Berlino del 2024 somiglia al suo protagonista: un giardino inizialmente buio poi gradualmente illuminato dalla sua bellezza. Una luce che resiste alla paura. Una dolce rivoluzione.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma

FREMONT – regia di Babak Jalali (2023) (RayPlay)[FILM]

Donya è una rifugiata afghana che vive a Fremont, California. A Kabul lavorava come traduttrice per l’esercito degli Stati Uniti ed è l’unica che è riuscita a fuggire. Ora lavora a San Francisco in una piccola azienda cinese dove confeziona biscotti della fortuna. Ma Donya non riesce a dormire e soffre di solitudine. Parla soltanto con i suoi vicini afghani e con la sua collega Joanna. Il suo vicino Salim, anche lui rifugiato, sapendo che lei è in lista d’attesa per una seduta dallo psicoterapeuta, le offre il suo biglietto per andare al suo posto.
Gli iniziali rimproveri del medico per questa prassi non ufficiale si scontrano con la testardaggine di Donya che vuole soltanto qualcosa che le permetta di dormire. Incominciano così le numerose sedute col dottor Anthony che faranno emergere il forte senso di colpa da sopravvissuta dovuto all’aver abbandonato una nazione invasa per trovare rifugio in quella dell’invasore. Inoltre, essere l’unica traduttrice donna non era stato neanche un vanto per i suoi genitori. Anzi, considerata lei una traditrice, la famiglia era stata oggetto di minacce. Ritiene ingiusto essere felice, innamorarsi mentre in Afghanistan la gente soffre. Anche quando, al lavoro, viene incaricata di scrivere le frasi contenute nei biscotti della fortuna, non riesce a trovare le parole “fortunate” proprio a causa di questo senso di malinconia e afflizione. Ma le conversazioni con Salim e con Aziz, il vecchio e saggio proprietario di un ristorante medio orientale, la incoraggiano a uscire da quella specie di vuoto che è diventata la sua vita.
La sceneggiatura del film è stata scritta dal regista Babak Jalali (iraniano) e da Carolina Cavalli (italiana), anche lei regista e sceneggiatrice, contribuendo ognuno con il proprio bagaglio culturale.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

LE SIGNORE NON PARLANO DI SOLDI di Azzurra Rinaldi- Ed. Rizzoli (2023) – [Libro]

Azzurra Rinaldi è un’economista femminista e direttrice della School of Gender Economics dell’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, nonché attivista per i diritti delle donne. L’autrice attraverso una documentazione storica ampia e dettagliata ci racconta come i soldi siano una potente lente d’ingrandimento per capire le differenze di genere e disuguaglianze anche nel nostro mondo occidentale all’apparenza emancipato. L’occupazione femminile è sempre inferiore a quella maschile, tuttavia raramente si ricorda che a livello mondiale il 75 per cento delle attività di cura non retribuita è sulle spalle delle donne. Secondo una ricerca di Oxfam, nel 2019 il lavoro di cura non retribuito avrebbe prodotto ricchezza per l’equivalente di 11mila miliardi di dollari. Una cifra esorbitante che andrebbe considerata ogni volta che si parla di riforme economiche e di Pnrr. L’autrice affronta anche i temi della violenza economica, dell’emancipazione che indebolisce il sistema patriarcale e del suo impatto sulle donne. Invoca la sorellanza, una migliore rappresentanza e affronta parole “scomode”: piacere, potere e desiderio. Il suo linguaggio è fresco e pieno di riferimenti alla cultura pop ma anche accattivante e aiuta i più dubbiosi e poco motivati a comprendere il problema e le sue conseguenze sulla società nella sua interezza. Per ottenere i cambiamenti che meritiamo, abbiamo bisogno che tutti prendano coscienza del problema. È un invito per uomini e donne a mettersi in relazione e a trovare obiettivi condivisi, partendo dal presupposto che il sistema in cui tutti e tutte viviamo non è il migliore possibile.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma

Per “Life for Gaza”

Gratitudine e riconoscenza sono due parole radicalmente transfemministe, perché tengono insieme sentimento e pratica, in un agire che avvicina e unisce.
E noi oggi siamo così, grate e riconoscenti per aver potuto versare 425 euro da destinare all’associazione Life for Gaza e sostenere in questo modo chi continua a vivere ogni giorno le conseguenze dell’occupazione, dell’ingiustizia e del genocidio in Palestina.

I soldi sono stati raccolti venerdì 7 marzo, in occasione dell’intenso e toccante reading teatrale Col vento nei capelli, tratto dal libro di Salwa Salem e rappresentato al Circolo Arci Il Post. Durante la serata ci siamo riconosciute nella voce potente di Dalal Suleiman e abbiamo sentito nostra l’emozione di Ruba Salih, figlia di Salwa, capace di ricostruire una cornice narrativa che ci ha restituito la storia della sua mamma e ci portate dentro il dolore e la forza della diaspora palestinese, in un racconto di esilio, resistenza e autodeterminazione.

Grazie a tutte le persone che erano lì con noi.

Circolo Arci Post, Casa delle Donne, Donne in nero, Comunità Palestinese di Parma, Casa della Pace

SCRIVERE OLTRE LA RAZZA di bell hooks, Il Saggiatore 2024 [LIBRO]

“Scrivere oltre la razza” è l’ultimo saggio tradotto in italiano di bell hooks. In questo testo l’autrice analizza le insidie della supremazia bianca passando dal cinema alla letteratura, dalla storia politica alla sociologia.
Ne risulta una visione intersezionale dei sistemi di dominio che agiscono sempre in modo interconnesso schiacciando le differenze.
hooks ci invita però a prestare attenzione al subdolo “pensiero dualistico”: inchiodare le persone nei soli ruoli oppresso-oppressore è una semplificazione che dimentica le responsabilità individuali e chiude pertanto spazi di trasformazione.
Solo se tuttɜ rifiutassimo il dualismo vittima-oppressore, su cui gli stessi sistemi di dominio paradossalmente si reggono, potremmo davvero autodeterminarci, osservare il cambiamento e quindi riprendere a sperare.
Per hooks la speranza è fondamentale per minare il sistema suprematista, che si nutre proprio di nichilismo per vendere l’idea che la felicità coincida con consumo di beni materiali e dominio.
Se scartiamo l’idea di essere inevitabilmente vittime della società saremo in grado di resistere alla sua influenza, attraverso il ritiro nella riflessione e una vigilanza critica costante che allinei il nostro sistema di pensiero-parola-azione.
hooks ci ricorda che così sarà possibile scorgere una realtà altra, al cui centro ci siano persone e relazioni. ‘Sconfinando’ oltre le differenze scopriremo il motore trasformativo di ogni vera rivoluzione individuale e dunque collettiva: l’amore.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma