LE PAROLE PER DIRLO – podcast di Rossana Campo (disponibile su Rai Play Sound) [PODCAST]

Quattro scrittrici, quattro donne vissute in epoche diverse che hanno cercato di uscire dai cliché imposti dai tempi e dalle famiglie pagandone un prezzo molto alto. Jeanette Winterson: “A mio padre piaceva guardare la lotta, a mia madre piaceva farla; non importava quale. Lei era nel giusto, e poche storie”. Adottata da una rigida coppia pentecostale va via di casa a 16 anni dopo aver confessato la sua relazione lesbica e subìto punizioni e prediche da parte della comunità religiosa. Si mantiene con un lavoro al mercato, vive in una vecchia auto e continua a studiare per entrare a Oxford. Ci riuscirà al secondo tentativo. Virginia Woolf: “Eccola, mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l’infanzia; era là dall’inizio. E, s’intende, era il centro di tutto”. Il suo postumo “Momenti di essere. Scritti autobiografici”, scritto tra il 1907 e il 1940 si rivela un teatro della memoria in cui insegue il tempo, conscia del fatto che il passato continua a influire sul presente. Gertrude Stein, riferendosi alla morte della madre, afferma: “La famiglia aveva già l’abitudine di fare a meno di lei”. Figura di rilievo della letteratura modernista, la sua relazione con Alice Toklas, sua compagna, sua dattilografa e agente, agli inizi del ‘900 fece scalpore. Marie Cardinal: “Ti ho tirata fuori, vecchia mia, ti ho tirata fuori! […] Non solo avevo scoperto come esprimermi, ma avevo trovato da sola la strada che mi portava lontana dalla mia famiglia, dal mio ambiente, e mi permetteva di costruirmi un universo finalmente mio”.
Il suo romanzo, che dà il titolo al podcast, è la storia di una rinascita, di un graduale recupero di sé grazie a un lungo percorso psicoanalitico. Il padre assente, la madre carica di ossessioni, la sofferenza di Marie si trasferisce nel suo corpo condannandola, fino ai trent’anni, a vivere isolata dal mondo a causa di continue emorragie che la lasciano senza forze.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

ROSA PARKS di Mariapaola Pesce e Matteo Mancini, @beccogiallo 2020 [GRAFIC NOVEL]

Vivere il presente senza dimenticare il passato. Sembra che Mariapaola Pesce abbia pensato a questo, quando, sull’onda del #blacklivesmatter (di cui quest’anno ricorre il decennale), decide di scrivere la sceneggiatura della graphic novel dedicata a Rosa Parks. La “donna timida, ostinata e capace” entrata nella storia per aver dato un contributo fondamentale alle lotte per i diritti civili, portate avanti negli anni ’50 dalle comunità nere degli Stati del Sud dove ancora imperversava la segregazione.
Immaginata come un racconto nel racconto, la storia inizia in una sera di dicembre del 2014, quando un anziano tassista accompagna un giovane afro americano di successo ad una festa. Colpito dalla sua spavalderia e arroganza – neppure conosce il significato di I CAN’T BREATH, la scritta che porta stampata sulla felpa – decide di dargli una lezione raccontandogli gli eventi di cui è stato testimone molti anni prima a Montgomery, in Alabama.
Era il 1955, quando una sera, Rosa Parks, al ritorno dal lavoro, prende l’autobus 2857 diretta a casa. Si siede in una fila centrale, ma quando dopo poche fermate sale un passeggero bianco, il conducente le chiede di alzarsi per lasciargli il posto. Lo ha sempre fatto, di alzarsi, ma questa volta no, non lo fa. La misura è colma.
Dal suo arresto, durato per fortuna poche ore – l’avvocato bianco Cliffon Durr pagherà la cauzione per lei – prenderà il via uno sciopero di protesta che la NAACP, l’associazione per i diritti dei neri di cui Rosa fa parte, deciderà di continuare ad oltranza. Fino a che la Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 1956 e all’unanimità, dichiarerà incostituzionale la segregazione.
Anni dopo, Rosa Parks dichiarerà: “Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro…No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire”.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

NEL CERCHIO DEGLI UOMINI regia di Paola Sangiovanni – 2023 – [Documentario]

Il docufilm, reperibile su Raiplay, racconta dell’esperienza nata nel 1999 a Torino da un gruppo di amici che decidono di riunirsi periodicamente per parlare di emozioni e vissuti, al fine di essere più felici come uomini. Nel 2004 si è poi costituita un’associazione che da allora collabora con il Comune di Torino per percorsi di prevenzione della violenza sulle donne.
Il film dà voce agli uomini, partendo dalle loro riflessioni individuali che divengono poi collettive.
Un uomo racconta dell’ aggressività verso una compagna che lo domina, un altro della rabbia di fronte alla moglie che decide di abortire contro il suo parere, un altro ancora parla del suo modo di uscire faticosamente da una relazione finita. Le immagini alternano riprese degli uomini del cerchio ad altre in bianco e nero con scene di vita familiare degli anni 50-60.
“Mio padre era assente e giudicante, insomma un tipico padre anni ‘60”. I modelli del passato vengono analizzati ma non è semplice indicare e percorrere una strada nuova, ci si sente diversi ma non si sa come fare. Una cortina di ferro pare bloccare gli uomini, che aspirano però ad esprimere sentimenti e vogliono piangere, come non è stato mai permesso loro di fare.
La regista con discrezione li ascolta, cerca di cogliere il senso delle loro esperienze e della loro ricerca di emozioni e relazioni con l’altro e con il femminile.
Davvero toccante il laboratorio teatrale finale, nel quale il pubblico è chiamato ad entrare in scena e ad indicare nuove soluzioni.
Consigliato da Daniela della Casa delle donne di Parma

C’ERA UNA VOLTA IL PRINCIPE AZZURRO di Ross Venokur – 2018 -[Film per infanzia e adolescenza]

Le favole sono un patrimonio di grande valore. Sono molti gli studi che ne riconoscono l’importanza, ma se le guardiamo con gli occhi di oggi ci sono situazioni e scelte che andrebbero spiegate bene ai bambini. Perché le principesse non sono mai le prime a dichiararsi? Perché è sempre il principe azzurro a risolvere la situazione? C’è un film per bambini contro gli stereotipi di genere che possiamo vedere: “C’era una volta il Principe Azzurro”. Filippo, il principe protagonista, non sa guidare nemmeno un calesse. Ci prova a essere coraggioso ma non risolve mai la situazione da solo, e con la spada non è proprio il massimo. Ciononostante tutte le donne che incontra si innamorano di lui, ma attenzione: è solo un incantesimo di Nemesi Maldamore, una strega arrabbiata che lo ha condannato a dei finti amori. Come il principe Filippo è l’opposto del classico principe delle favole, Lenore è tutt’altro che la timida ragazza salvata dall’uomo forte. Indossa pantaloni, è una ladra molto abile, tira perfettamente con l’arco e non ha paura di niente. Sembra anche immune all’incantesimo della strega, infatti lei di Filippo non vede il sorriso incantatore ma la semplicità. Filippo deve assolutamente scegliere la sua sposa e rompere così l’incantesimo della strega, ma pur avendo conquistato le più belle principesse delle favole, si rende conto che non ne ama nemmeno una. Il re, suo padre, gli impone la scelta della sposa e gli ordina di affrontare la grande prova della montagna. Forse così il figlio capirà chi è il suo vero amore. Lenore si offrirà come guida, camuffata da uomo, pur di avere il tesoro che le hanno offerto. Durante il viaggio entrambi capiranno cos’è il vero amore. Filippo non verrà così amato per il suo aspetto ma per la capacità di essere se stesso.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma

SULLE ORME DI GERDA TARO regia di Camille Ménager – 2021 – [Documentario] disponibile su RaiPlay.

Il documentario narra la breve ma intensa vita di Gerda Taro (Stoccarda,1910 – Brunete, 1937), fotografa antifascista.
Il suo vero nome è Gerta Pohorylle e nasce a Stoccarda da una famiglia ebrea di origine polacca. É portata per lo studio, ama i bei vestiti, gioca a tennis e, nonostante le sue origini borghesi, aderisce fin da giovanissima ai movimenti socialisti, opponendosi apertamente all’ascesa del nazismo. Viene anche arrestata nel 1933 con l’accusa di attività sovversive ma, tornata libera, decide di trasferirsi a Parigi. Qui incontra Robert Capa, fotografo già affermato e che diventerà suo compagno di vita e di lavoro. Nel 1936 entrambi decidono di documentare la guerra civile spagnola. All’inizio usano il marchio Capa-Taro indistintamente, motivo per cui da qualche anno gli addetti ai lavori stanno cercando di capire quali scatti siano da attribuire a Gerda e quali a Robert. E non solo in base a testimonianze, documenti e al formato dei negativi ma anche perché era soprattutto caratteristica di Gerda il considerare la fotografia come forma di militanza politica.
Gerda realizza il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete, caratterizzata da un violento ribaltamento di fronte a favore dell’esercito franchista. Resta in prima linea per immortalare i tremendi bombardamenti in atto. La pubblicazione sulla rivista “Regards” accende il mito di questa coraggiosa reporter tedesca. Nel tornare dal fronte riporta gravi ferite a causa di un incidente. Gerda viaggia aggrappata al predellino esterno di una vettura carica di feriti che si scontra con un carro armato sbandato durante un improvviso bombardamento e cade sotto i cingoli restando schiacciata. Muore in ospedale. Aveva 26 anni.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

DOVE NON MI HAI PORTATA di Maria Grazia Calandrone – Einaudi 2022 – [Libro]

1965: un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi compiono un gesto estremo: si buttano nel Tevere. Quella bambina era Maria Grazia Calandrone. Lei, decisa a scoprire la verità sulla sua sorte, torna sui luoghi in cui la madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. ” Scrivo questo libro perché mia madre diventi reale”. Chi teme di trovare in questo libro fatti pruriginosi non li troverà. E’ un’indagine condotta accertando dei dati ma priva di cinismo e senza compiacimenti. Maria Grazia Calandrone prova a ridare vita alla madre e scrive un racconto crudo e dolce. Molto vero. Così, dopo ” Splendi come vita”, l’autrice chiude un cerchio, concludendo un dolorosissimo e catartico dittico materno. Scrive perché i suoi genitori l’hanno concepita fuori dal matrimonio e con la loro povertà e tragedia umana rischiavano di costringerla al brefotrofio. Allora le hanno fatto un regalo: ” Ti lasciamo libera nel mondo. Speriamo che qualcuno buono e generoso si prenda cura di te.” ” Vivi, vivi anche per noi”. Questo libro ci regala qualcosa di prezioso: un racconto intimo che è anche archeologia dei sentimenti. Quelli più profondi.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

Convegno CAPACE DI SCEGLIERE. Aborto, libertà e diritti a 45 anni dalla 194.

Viviamo ancora immerse in una cultura

patriarcale difficile da estirpare che non

riconosce le donne come soggetti etici e

responsabili. Per questo rivendicare la

capacità di scegliere e di autodeterminarsi

delle donne è necessario quanto urgente,

così come parlare di aborto e 194, una

legge da sempre sotto attacco.

Il convegno “Capaci di scegliere”, intende

aprire una riflessione femminista

sull’esperienza della IVG e approfondire

aspetti tecnici e organizzativi, a sostegno

dell’autodeterminazione nella sessualità

e nelle scelte procreative.

POLIAMORE – Riflessioni transfemministe queer per una critica al sistema monogamico – di Car G. Lepori e Nicole (nic) Braida, Eris edizioni (2023) – SAGGIO

Questo breve saggio dedicato al “poliamore” – nuovo modo di configurare le relazioni affettive ed espressione di una crisi del modello tradizionale di famiglia dovuta all’emergere di nuove soggettività di segno comunitario – nasce dalla necessità di avere un libro che si occupi delle non monogamie in modo semplice, da un punto di vista radicale e in italiano, poiché la letteratura esistente è per lo più scritta nella lingua dei paesi in cui questa esperienza è nata o si è maggiormente diffusa (Stati Uniti, America Latina e infine Europa). Un saggio che fornisca, anche attraverso la definizione di un nuovo lessico, uno strumento per informare, creare senso di comunità, scongiurare l’ansia performativa e fare rete. Una “rete di cura” possibilmente, materiale ed emotiva, che sia di supporto nei processi non lineari di decostruzione della mononormatività. Perché, pensare che poliamorici si nasca (“born this way”) rischia di compromettere il “processo attivo” di cambiamento e critica. Finalità di questo testo è anche quella di mettere in discussione l’organizzazione del nostro sistema relazionale insieme agli altri sistemi che dominano la nostra vita: patriarcale, economico, politico, di sesso/genere. L’esclusività e la competizione ad esempio, fondamentali nel sostenere il sistema monogamo, si inseriscono perfettamente all’interno del sistema capitalistico così come il “noi/loro” della politica.
Suddiviso in brevi capitoli dedicati rispettivamente alla monogamia e alla normatività relazionale, all’amore romantico, all’esperienza italiana, allo stigma sociale cui il poliamore è sottoposto, il libro si chiude, come da premessa, con una proposta radicale che rifiuta l’istituzionalizzazione delle relazioni, sostiene l’assenza di gerarchie, mette al centro il consenso e la cura reciproca, e contrasta la competizione.
Un testo collettivo che invita a conoscere prima ancora di pensare a creare spazi di inclusività.
Consigliato da Letizia e Enrica della Casa delle donne di Parma

SULLA RAZZA di Nadeesha Uyangoda, Nathasha Fernando e Maria Catena Mancuso – PODCAST

@sullarazza è un podcast sulla questione razziale in Italia. Molte parole appartenenti alla cultura angloamericana non sono entrate nel dibattito pubblico italiano: Race, Colorism, Tokenism, Political Correctness, Cancel Culture, Cultural Appropriation e molte altre. L’assenza di un corrispettivo in lingua italiana ne impedisce la corretta assimilazione e di conseguenza una presa di coscienza, individuale e collettiva, profonda.
Le puntate iniziano con un approfondimento storico a cui segue una contestualizzazione nella situazione italiana, concludendo con una serie di domande e spunti di lettura/visione.
Ogni episodio è ricco di testimonianze di persone di minoranza etnica che ci fanno comprendere quanto le discriminazioni razziali incidano su ogni aspetto della loro esistenza. “Non esiste lotta che non sia intersezionale” dice Leila Belhadj Mohamed nell’approfondimento dedicato alla puntata nella quale si analizzano i collegamenti tra le oppressioni di razza, genere, classe, orientamento sessuale, religione e disabilità.
“Sulla Razza” è un progetto divulgativo in grado di decostruire la narrazione bianca-coloniale-razzista che tutt’oggi influenza la politica, la cultura, la sanità, lo sport, la moda, i media, ma soprattutto di restituire centralità e valore a temi rilevanti nella vita di chi subisce violenze sistemiche, strutturali e istituzionali.
È fondamentale che la conversazione sia guidata da chi, per secoli, è stato invisibilizzato, relegato ai margini della società ed escluso da ogni tipo di rappresentazione.
Dalla loro pagina IG: “Sulla Razza, il primo podcast di divulgazione sulla questione razziale in Italia, è scritto, disegnato, condotto, gestito e realizzato da donne – working class, razzializzate – e contiene voci ed esperienze di persone di minoranza etnica, queer, migranti, nere.”
Consigliato da Denise della Casa delle donne di Parma

IL FEMMINISMO è PER TUTTI di bell hooks – Ed. Tamu Edizioni (2021) – SAGGISTICA

IL FEMMINISMO è PER TUTTI è il risultato di decenni di militanza. L’autrice si rivolge a quelle persone che non conoscono il femminismo, o ne hanno una visione distorta e manipolata. Il testo affronta le istanze più significative, e dibattute, del femminismo della seconda ondata con uno stile chiaro, semplice ma mai superficiale. Nell’immaginario collettivo prevale l’idea che il femminismo sia un movimento “anti-uomini”. Le strumentalizzazioni messe in atto da un apparato massmediale capitalista, antifemminista e conservatore, impediscono un discorso collettivo di critica e ridicolizzano il potere trasformativo- rivoluzionario del movimento. L’autrice evidenzia che tutt* sono esposti ai condizionamenti della cultura patriarcale. Fondamentale è, quindi, mettere in discussione sé stessi e il contesto di appartenenza, in uno scambio continuo tra privato e pubblico, e dare il via al processo di decostruzione del sessismo interiorizzato. Tanti sono gli argomenti trattati: razza e genere, sorellanza, lotta di classe, corpo, matrimonio e coppia, lavoro, genitorialità ecc. bell hooks ha avuto la straordinaria capacità di fare da tramite tra il mondo accademico e la collettività e ha denunciato la prospettiva elitarista, bianca, privilegiata e eterosessuale che aveva assunto il movimento. Il femminismo non ambisce esclusivamente alla parità di genere in ambito politico, sociale, economico, si batte per il superamento del sistema patriarcale e di tutte le strutture di dominio. In altre parole, o si ripensano i modelli di potere e le sovrastrutture culturali o difficilmente si spezzeranno le catene della subordinazione in modo definitivo. “Scegliere la politica femminista è, dunque, scegliere di amare”. Chiude così bell hooks il capitolo “AMARE ANCORA. Il cuore del femminismo”, illuminandoci su ciò che ha fatto avvicinare molt* di noi a questo meraviglioso movimento di liberazione: il senso di responsabilità, la cura reciproca e il desiderio di giustizia.
Consigliato da Denise della Casa delle donne di Parma

QUINTA VEZ 

Bianca Maria Frabotta rivendicava per le poete la ribellione della “non appartenenza”, quella condizione per cui le donne hanno dovuto lottare per ritrovare il “respiro dell’anima”. Maria Pia Quintavalla, parmigiana, femminista, si inscrive in questa trama di poete donne. Quinta Vez è un libro piccino (solo 90 pagine) ma estremamente denso e complesso. E’ diviso in tre parti: una, fatta di prose poetiche dedicate alla madre China, la bellissima madre-fanciulla risorta in terra di Castiglia: “Tu emanavi musica, ricordo bene, è la prima immagine di te avuta al mondo”. Una, dedicata a lei figlia divenuta madre e, infine l’ultima, pensata come dialogo fra sorelle. La voce della scrittrice è spiazzante: inizia con prose poetiche, intense, dolorosissime; prosegue con la voce poetica di una figlia divenuta adulta che non sa e non vuole ripercorrere il sentiero di errori compiuti dalla madre, per poi fermarsi nel dialogo serrato fra sorelle, alla ricerca della loro singolarità e della loro verità. Non è di facile lettura Quinta Vez: troppo intenso e, a tratti, troppo duro, ma intriso di suggestioni irrisolte e di altissima poesia che va accettata come “dati poetici in sé”. “Nel crepuscolo, entrato ormai nel buio, faticano a trovarla l’uscita, ma poi, in silenzio, una a piedi e l’altra in bicicletta, infilano il cancello una dopo l’altra, senza voltarsi, e credendo di essersi salutate, forse una delle due mormora qualcosa. Dopo questo incontro non si parleranno più.” Così si chiude Quinta Vez.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma