NO! Ancora una morte, ancora una narrazione sbagliata

La morte di Silvana Bagatta, uccisa con un colpo di fucile da suo marito, il 15 maggio, nella nostra città, non è una tragedia privata, ma un femminicidio.

Silvana Bagatta è, purtroppo, l’ennesima dimostrazione di quanto, in relazioni distorte e patologiche, il “possesso” possa portare un marito ad arrogarsi il diritto di prendere la vita della propria moglie. E allo stesso tempo è segno di quanto sia difficile misurarsi oggi con la malattia. Di quanto le strutture sociosanitarie e la società più in generale lascino i caregiver e tutte le persone che si prendono cura di qualcunƏ in una solitudine disperata.

Un problema sociale immenso di cui la politica non si assume il carico e di cui si parla troppo poco e quando se ne parla, lo si fa male. La morte di Silvana Bagatta, infatti, ci è stata raccontata in un modo sbagliato. Perché parlare di “gesto d’amore” o di “pietà” in casi simili è inaccettabile. Così come sono inaccettabili l’assunzione del punto di vista dell’omicida e le illazioni sullo stato di salute della vittima.

La narrazione del “gesto d’amore”, non fa che riprodurre l’idea atavica e consolidata che la cura sia “roba” da donne, capaci, in silenzio, di assumersi il carico indicibile del dolore dell’accudimento. Una capacità che pare non poter appartenere in uguale misura agli uomini. Dalle donne ci si aspetta il “naturale” sacrificio di sé nella cura dell’altrƏ, l’uomo invece, può compiere scelte diverse tra cui ricorrere al “delitto di pietà”. È evidente come siamo sempre e ancora dentro dinamiche di un potere maschile e un dovere femminile che devono essere scardinate.

Tanto più che i numeri parlano chiaro e ci dicono che la vicenda di Silvana Bagatta non è solo privatamente tragica, ma sintomatica di una cultura che ha la tendenza a negare che le morti come la sua siano da considerarsi femminicidi attribuibili ad una cultura patriarcale.

Inoltre, costruire articoli sulla dinamica, aggiungendo dettagli per particolarizzarla significa anche scegliere di inchiodarla alla dimensione privata per sottrarla al dibattito politico.

Per questo la Casa delle Donne si oppone alla narrazione di alcuni articoli usciti in questi giorni in merito al femminicidio di Silvana Bagatta, perché le parole sono politiche e sceglierle vuol dire schierarsi a favore o contro la riproduzione di stereotipi che sono alla base della violenza stessa.

E significa anche scegliere di non volerla cambiare.

FILMAK-HER 2024

Dal 10 marzo al 14 aprile 2024 sarà possibile visitare, presso la Galleria Bianca del Cubo in via Spezia a Parma, la mostra FILMAK-HER 2024 dedicata a 24 registe del panorama internazionale scelte ‘per la loro capacità di sfumare e a volte rompere i confini e le etichette’. Un progetto elaborato dall’associazione 24FPS in cui verranno approfonditi, in mostra e negli eventi collaterali che prevedono laboratori e una tavola rotonda con le illustratrici coinvolte, la multidisciplinarietà e l’occupazione delle donne nell’industria del cinema.

La Casa delle donne di Parma parteciperà all’evento con alcune recensioni della rubrica Squarci Femministi e, in dialogo con Giulia Simi, docente e ricercatrice all’Università di Sassari, curatrice e studiosa del cinema sperimentale femminile in Italia, sarà presente all’incontro dal titolo “Pratiche femminili in formato ridotto. Il cinema di Marinella Pirelli”, previsto per il 23 marzo 2024, sempre alla Galleria Bianca del Cubo.

Capace di scegliere: aborto, libertà e diritti a 45 anni dalla legge 194

L’IVG è l’interruzione voontaria di gravidanza, un dirittto sancito dalla legge 194, ma continuamente messo in discussione da politica e associazioni pro-vita. Il gruppo di lavoro Salute Donna della Casa delle donne di Parma ha organizzato un convegno sul tema dell’aborto e redatto un report con dati ed analisi. Il titolo del convegno: Capace di scegliere: aborto, libertà e diritti a 45 anni dalla legge 194.