Lo scorso 14 Ottobre, si è tenuto a Parma il Convegno sull’interruzione volontaria di gravidanza con titolo Capace di scegliere: aborto, libertà e diritti a 45 anni dalla legge 194. Sono stati raccolti, analizzati e confrontati dati, al fine di avere una foto chiara della situazione a Parma e provincia. Dati letti con un approccio culturale, politico ed organizzativo che si riconosce in un’ottica femminile e femminista. Ebe Quintavalla, a nome del gruppo di lavoro Salute donna della Casa delle donne di Parma, ha presentato una relazione corposa da cui sono emerse criticità e proposte. Il presente lavoro propone in sintesi i contenuti e le riflessioni riportate nel report, corredato di tabelle e grafici, cui si rimanda per un’analisi più compiuta. Dati e grafici di questo articolo provengono da quel report che trovate a questo link.

Locandina del Convegno di Parma, ottobre ’23

Andamento e falsi slogan sull’IVG

Il tema della natalità e della crescita demografica è trattato in maniera emergenziale da istituzioni, governo, media e associazioni che si avvalgono del mantra “le nascite calano anche perché le donne abortiscono”. Niente di più falso. Lo dicono i dati.

Nel giro di 40 anni, è avvenuto un calo costante delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) arrivando a -70% rispetto al 1980. A questo, si è accompagnato un calo altrettanto costante delle nascite. Parma segue l’andamento delle curve di natalità e abortività del resto d’Italia. Non vi è un rapporto diretto di causa-effetto fra i due fenomeni. 

Il tasso di abortività per Parma, cioè il numero di aborti ogni mille donne in età feconda, è del 5,4%° Questo valore corrisponde a quello nazionale del 5,3%°, che è tra i più bassi di Europa e USA. 

Tassi di abortività in Europa a confronto, anno 2020

Prima del 1978, gli aborti erano tanti, clandestini, svolti nell’invisibilità pubblica. L’aver reso il fenomeno visibile ha aperto un dibattito pubblico sulla sua dimensione nascosta e sulla necessità di un investimento sulla contraccezione sicura, così come richiesto con forza dai partiti di sinistra e soprattutto da tutti i movimenti e le associazioni femminili e femministe.

Il risultato di anni di discussione e lotte è stato lo sdoganamento dell’IVG dalla clandestinità; la sua prevenzione attraverso l’educazione e informazione sessuale, contraccettiva e procreativa; l’aumento di consapevolezza nelle donne dei loro diritti e possibilità. Tutto questo, nel tempo, ha portato ad una sempre maggiore autodeterminazione delle donne, diventate consapevoli di essere le uniche ad essere padrone del proprio corpo.

Nel 2021, le IVG effettuate nella nostra ASL sono 670 (di cui 594 riguardano donne residenti nella nostra provincia), con una diminuzione del 14% rispetto al 2019. Siamo in presenza di decrementi costanti che calerebbero ulteriormente se la contraccezione di emergenza (la pillola del giorno dopo) fosse più diffusa.

Andamento nascite e IVG 1980-2021

L’IGV per cittadinanza

Nel 2021, delle donne che hanno effettuato l’IVG, il 57% sono italiane ed il 43% straniere. 

Le donne straniere, a Parma, rappresentano il 20% della popolazione femminile in età feconda (cioè tra i 15 e 49 anni) ma il loro ricorso all’ivg indica una percentuale del 43% anche se in via di lenta ma progressiva diminuzione, grazie ai percorsi di integrazione e di inclusione sociale.  Si tratta di un dato significativo che va inquadrato nella cultura sessuale e contraccettiva dei diversi paesi di provenienza e che non conosciamo: es.la cultura contraccettiva delle donne del Maghreb non è uguale a quella di una donna della Nigeria o della Cina e tanto meno a quelle dell’est europeo! 

Inoltre certamente influiscono su tali percentuali le grandi difficoltà di orientamento e di utilizzo della rete dei servizi locali da parte dalle donne straniere.

È evidente la necessità di un investimento promozionale da parte dei consultori per agganciare questa fascia di popolazione e facilitarne l’accesso. I consultori devono mettere al primo posto tale impegno per relazionarsi con loro attraverso una corretta mediazione linguistica, nonché rapportarsi alle loro culture di appartenenza, alle diverse autonomie decisionali e alle specifiche situazioni personali/ familiari 

IVG per ciƩadinanza 2021


L’IVG per età

La fascia 20 – 34 anni è quella che ricorre maggiormente alla IVG. Le più giovani presentano valori molto bassi: nel 2021, l’1,9% aveva 18 anni o meno, il 3,7% tra i 18 e i 20 anni. In ogni caso si registra una diminuzione costante del tasso di abortività. I dati dimostrano che non è vero che le ragazze abortiscono con estrema facilità e ci raccontano che le ragazze non fanno sesso a rischio procreativo oppure adottano modalità contraccettive sicure.

IVG per età, ASL Parma 2021


Le interruzioni di gravidanza ripetute

Si parla di interruzioni di gravidanza ripetute quando una donna ricorre ad un’interruzione volontaria successivamente ad un’altra o altre. In Emilia Romagna, nel 2021, il fenomeno ha riguardato il 27,5% di donne di cui il 22% italiane e il 36,1% straniere Rispetto all’Europa, l’Italia ha tassi di IVG ripetute più contenuti: l’Inghilterra è al 42%, la Spagna al 35%, la Svezia al 45%. Anche qui, sono principalmente le donne straniere a farne uso. Le strategie preventive devono quindi essere personalizzate e prevedere funzioni di tutoring da parte dei consultori e delle ostetriche che sensibilizzino verso l’adozione di una contraccezione sicura, compresa quella di emergenza.

I luoghi e tipi di intervento

A Parma, il Consultorio familiare è il primo luogo di contatto per l’87% delle donne. È un dato unico nel panorama nazionale che ha una media del 35%. Dove vi è un minor radicamento territoriale dei Consultori, troviamo un maggior ricorso all’ambito ospedaliero per la certificazione e per il controllo post intervento, con il rischio che non venga messo in atto quell’approccio di tipo psicosociale che dovrebbe caratterizzare i Consultori.

Si rileva un basso numero di certificazioni rilasciate dai medici di medicina generale (MMG) che ci fanno temere che gli stessi non considerino tale funzione anche di propria competenza, unitamente alla promozione/informazione contraccettiva, compresa quella di emergenza.

Il luogo primario in cui avviene la IVG, a Parma, è l’Azienda Ospedaliero Universitaria (AOU), cioè l’Ospedale Maggiore: ha effettuato 256 interruzioni, quasi tutte con modalità farmacologica (200). In seconda posizione, ci sono i presidi ospedalieri di Fidenza (Vaio) e Borgo Taro con 233 interventi di cui l’88% effettuati a Vaio (Fidenza)

La Casa di cura privata Città di Parma (accreditata ASL) ha effettuato il 27% degli interventi nella sola la procedura chirurgica che prevede il ricovero in day hospital, anestesia o sedazioni profonde.

Luoghi della certificazione, anno 2021

Per quanto riguarda le modalità di interruzione della gravidanza, nel 2021 a Parma, il metodo farmacologico è arrivato al 50,50%. Un dato positivo, ma raggiunto con grande ritardo rispetto a molti paesi europei: Inghilterra, Francia e Nord Europa hanno percentuali di utilizzo attorno al 90%. Il ritardo italiano è dovuto anche al fatto che la circolare ministeriale per l’adozione di tale metodica è dell’agosto 2020 a fronte delle raccomandazioni date dall’OMS già nel 2012

Parma ha un valore alto di IVG chirurgiche rispetto al resto della regione che si ferma al 33%: dobbiamo urgentemente allinearci agli altri territori provinciali in particolare a Reggio, Modena, Bologna. Al riguardo incide in modo significativo l’esternalizzazione di un terzo delle IVG alla Casa di cura privata Città di Parma, in controtendenza con tutte le raccomandazioni scientifiche

E’ auspicabile che aumenti, sempre di più, la gestione in Consultorio della IVG farmacologica e che questo sia un luogo accogliente, preparato e che disponga di uno spazio assistito in cui la donna possa trascorrere le ore necessarie pre e post intervento che sia presente una figura di tutoring, in capo all’ostetrica, che sia il riferimento diretto della donna anche una volta tornata a casa. 

 L’IVG farmacologica è anche meno costosa di quello chirurgico: è parzialmente autogestito dalle donne, non prevede ricovero ospedaliero, libera spazi per gli interventi chirurgici, non richiede la figura dell’anestesista. Tutte semplificazioni importanti che incidono a livello economico; un dato da tenere ben presente, visto che il rapporto Costi di applicazione in Italia della l. 194 ha evidenziato che ogni IVG comporta allo Stato una spesa fra i 726 e i 1140€. 

I tempi dell’IVG 

Le legge 194 prevede che l’IVG venga garantita entro 12 settimane di età gestazionale. 

In provincia di Parma, viene effettuata di solito entro 2 settimane dal certificato.

Ma attenzione, questo tempo non è calcolato dal primo contatto della donna con il consultorio ma dalla data in cui ha potuto avere l’incontro con il ginecologo ed ottenere la certificazione.

I valori restano bassi per le IVG effettuate alla scadenza della prima settimana dal certificato, ma questo non basta! Il rientrare nella scadenza di legge non può essere il metro di riferimento da tenere presente, ma la soglia da non superare! L’osservanza di tale tempistica non ci basta: l’Emilia Romagna si è sempre distinta per la sua virtuosità nella applicazione della legge 194 e così deve rimanere. 

Tempi di attesa e certificazioni urgente, anno 2021

Bisogna rivedere l’impalcatura organizzativa, adottare con velocità la IVG farmacologica, tanto più che siamo in presenza di un unico direttore Generale dell’Asl e dell’Ospedale Maggiore che, proprio in funzione di tale accorpamento funzionale può decidere contemporaneamente per tutti i servizi coinvolti, territoriali e ospedalieri.

Nel contenimento della attesa gioca una variabile importante che riguarda l’utilizzo della certificazione di urgenza. Parma, dopo Piacenza, è quella che utilizza meno tale possibilità (5,6%) con grandi differenze rispetto alle ASL vicine. Tali differenze, possono segnalare un modo diverso di intendere l’urgenza, tenendo conto o meno della importanza anche dei di fattori psico-sociali. Chi certifica dovrebbe sempre tenere in massima considerazione le condizioni di pesantezza psicologica, sofferenza, disagio e stress che caratterizzano l’attesa della IVG

La diversa interpretazione dell’urgenza può fare la differenza sui tempi, considerato che non prevede la settimana di riflessione. La valutazione delle condizioni di urgenza, come previsto all’articolo 5 della legge 194 è lasciata alla discrezione della figura medica ma, purtroppo, tale possibilità viene considerata in particolare nella nostra ASL in modo del tutto restrittivo e secondo un’ottica unicamente di tipo sanitario. 

Anche su questo, è necessario un ripensamento. Si ritiene che Il grosso delle IVG (cioè circa l’80%) nella nostra ASL debba essere effettuato entro una settimana dal certificato medico  e che  l’intervallo fra il primo contatto (anche via mail o telefono) e la data di tale certificato non deve superare 3 giorni, come accade in altre realtà della nostra regione

La riflessione post colloquio

La riflessione sui tempi di attesa apre considerazioni importanti sui possibili ripensamenti che la donna possa avere dopo il colloquio con il medico certificatore. Dai tanti approfondimenti svolti emerge che i ripensamenti sono molto rari, perché chi intraprende questa scelta ha già attentamente valutato la situazione, da sola o insieme al partner e con le proprie reti affettiva. 

Pertanto il sostenere, come fanno tutti i movimenti pro life, che occorre una pluralità di luoghi informativi oltre i consultori per favorire riflessioni più approfondite dopo il colloquio di IVG non ci trova assolutamente d’accordo. Tali considerazioni, non supportate da strumenti di indagine coerenti, tentano di mettere in discussione da una parte la capacità   decisionale e la responsabilità morale delle donne e dall’altra la correttezza del colloquio condotto nei servizi pubblici dalle figure mediche  

La donna che intende portare avanti una gravidanza problematica per motivi, ad esempio, economici e organizzativi, non chiede un colloquio orientato alla IVG ma si rivolge anzitutto ai servizi sociali territoriali per valutare assieme al personale preposto (in genere assistenti sociali) tutte le strade percorribili a sostegno della sua volontà. 

Queste informazioni servono a far chiarezza sulle affermazioni dell’attuale Ministro della salute Orazio Schillaci sul tema: il Ministro del Governo Meloni sostiene che il 32% delle donne, dopo il colloquio per l’accesso alla IVG, non va più ad abortire. Secondo questa affermazione, quasi un terzo delle donne andrebbe a questo colloquio con superficialità, senza aver fatto prima nessuna ricerca alternativa. Non possiamo accettare questa aermazione perché mette in discussione il profilo morale delle donne che avrebbero così bisogno di un doppio controllo: istituzionale e morale

Obiezione di coscienza

L’obiezione di coscienza è il primo ostacolo alla piena attuazione della legge 194: il personale sanitario o che svolge attività ausiliarie all’interruzione di gravidanza può rifiutarsi di procedere. Purtroppo, non è facile avere un quadro di tale fenomeno a causa della scarsità e obsolescenza dei dati. Non ci resta che ragionare per macro numeri: 63,4% è la percentuale degli obiettori in Italia nel 2021, ma arriva all’80% in alcune zone del paese (nelle Marche, nel Sud e isole vi sono percentuali del 90%). Per Parma, il dato attendibile è quello dell’Ospedale Maggiore: qui l’obiezione dei ginecologi è del 68,4%. Si tratta di un valore maggiore della media nazionale.

Obiezione di coscienza, anno 2021

 La situazione si alleggerirà notevolmente, fino ad essere poco influente, attraverso l’utilizzo     diuso della RU486 che prevede un utilizzo meno intensivo dei ginecologi e non di tipo chirurgico: ed è anche per questo che tale metodo deve imporsi con la massima urgenza.

Riflessioni finali

Chi ha vissuto l’interruzione volontaria di gravidanza sulla propria pelle, sa che tale decisione è pesante, dolorosa e crea un disagio di diversi gradi di intensità, a seconda delle motivazioni e delle situazioni. Pertanto le due frasi, troppo spesso utilizzate “ho abortito e sto benissimo” oppure “ho abortito e sto malissimo” sono slogan che non aiutano a una riflessione equilibrata ed equidistante da tali polarizzazioni. Noi ci abbiamo provato, partendo dai dati e tenendo a mente un principio spesso dimenticato, ovvero che l’aborto è  un diritto assicurato da una legge dello Stato per cui le donne hanno lottato fortemente, credendo altrettanto fortemente in un altro diritto: quello all’autodeterminazione.

Cosa chiediamo a livello operativo:

Contenere ii tempi di attesa per l’lVG che deve avvenire entro 7 giorni dal colloquio. Questa scadenza si identifica mediamente con i 14 giorni dal primo contatto con il Consultorio.

Potenziare l’impegno sulla prevenzione delle IVG ripetute: rivolgersi soprattutto alle donne di recente immigrazione, aprendo collaborazioni mirate con le loro associazioni e i loro luoghi di aggregazione.

Potenziare l’IVG farmacologica: l’utilizzo deve raggiungere, in tempi brevi, una percentuale del  75 o 85%.

Semplificare il percorso dell’IVG: il percorso dell’IVG inizia quando la donna prende il primo contatto con Consultorio o medico e finisce con il controllo sanitario post IVG. Non vi è dubbio il ruolo centrale del Consultorio che, oltre a fornire accompagnamento nella IVG, può sensibilizzare sulla prevenzione e sulla contraccezione post IVG. Questo implica una presa in carico complessiva di tutto il percorso, un approccio  di  sistema che ottimizzi tempi e comunicazioni e relazioni, evitando tempi di attesa lunghi, disfunzioni e criticità comunicative, doppioni o ridondanza di passaggi. Parliamo di una regia che va sostenuta da un assetto organizzativo facilitante caratterizzata da un approccio di rete

Promuovere, informare, dare consulenza sulla contraccezione di emergenza: fornire materiale informativo a tutte le farmacie e nei presidi ospedalieri, comunicare la sua gratuità per i casi previsti, formare correttamente il personale di servizio. prevedere, all’interno delle farmacie, degli spazi riservati e sicuri in cui le donne possono chiedere di essere ricevute. 

Differenziare, personalizzare e aggiornare le strategie di comunicazione: esistono whatsapp, SMS, email, app, videochiamate, telefono. Il canale telefonico deve essere presidiato, oppure sostituito con una segreteria telefonica tracciabile, che assicuri un riscontro entro 12/24 ore.

Pensare servizi e comunicazioni per le donne straniere: andrebbero previsti accordi collaborativi con le associazioni presenti sul territorio, fondamentali in un’ottica di peer education fondata su un rapporto di parità, sorellanza e amicalità a partire dalla comunanza della cultura di appartenenza. Comunicazioni e iter devono essere pensati a partire dalle diverse culture di appartenenza delle utenti, i testi e siti tradotti in varie lingue, le donne accompagnate alla scoperta dei servizi dei Consultori;

Formare e coinvolgere i medici di fiducia: i medici dovrebbero essere protagonisti della comunicazione sul tema IVG con i propri pazienti e ricoprire un ruolo promozionale, di informazione e consulenza. Diventa fondamentale la loro formazione ad hoc su tutta la tematica della procreazione responsabile, compresi i diversi percorsi per accedere ai servizi dedicati (a partire dal Consultorio) dando le prime informazioni anche sulle opportunità di tipo economico, là dove sono previste.

Portare l’educazione sessuale nelle scuole: progettare incontri tra Consultori e studenti nelle Scuole, volti all’educazione all’affettività, alla procreazione responsabile, al rispetto della parità fra i sessi e alle identità di genere autopercepite. Nella nostra regione, il progetto innovativo W l’Amore condotto dallo Spazio Giovani dell’Asl di Parma è un esempio di eccellenza e di collaborazione attiva fra Scuola e consultori familiari. Questa progettualità dovrebbe essere potenziata e inserita con regolarità negli scambi tra Scuola e Consultori, ferma restando la necessità di un piano informativo e formativo sul tema della sessualità e della responsabilità procreativa per studenti e studentesse della terza media, ultimo anno della scuola dell’obbligo. 

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Contatti

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