La Casa delle donne di Parma è una forma del desiderio che dormiva dentro molte di noi e che ha trovato la forza di rendersi manifesto.

Un desiderio creato da un bisogno di condivisione e dalla voglia di costruire insieme un percorso politico di cittadinanza attiva e femminista nel quale riconoscerci e identificarci.

Un desiderio nato da un gruppo di donne e di amiche che ha età, storie e vissuti diversissimi tra loro.

Molte di noi già venivano da esperienze in associazioni, partiti, gruppi e per tante l’impressione comune era sempre la stessa: non sentirsi mai completamente adeguate, mai completamente preparate, mai completamente a casa.

Un senso, più o meno esplicito, di disagio che non ci permetteva di spenderci completamente e soprattutto che non ci faceva riconoscere nel linguaggio e nelle priorità dettate da altri.

La nostra forza, credo, stia proprio qui: nel sentirci tutte competenti e preparate.

Nel nostro riconoscerci nei gesti e nelle parole delle altre – anche nel conflitto -, nel prenderci cura del nostro progetto, con la consapevolezza che ogni nostra azione, all’interno del gruppo, è politica e ogni nostra energia è rivolta a far crescere quel desiderio per trasformalo da sogno a realtà.

Il nostro percorso è iniziato circa un anno fa, a casa di Irene, tra profumo di pane e cibo buono. Intorno a quella tavola abbiamo iniziato a sentirci non più solo amiche, ma compagne e ad immaginare e a sognare di vivere le stesse emozioni e le stesse passioni, amplificate in spazi più grandi, più aperti. Abbiamo immaginato che attorno alla nostra tavola potessero stare sedute molte più persone, molte più donne.

La Casa ha iniziato così a prendere vita.

Il 2019 è stato un anno emozionante di lavoro, tutto volto a gettare le fondamenta di questo desiderio e del nostro agire che, con il passare dei mesi, sempre più ha acquisito autorevolezza e consapevolezza, dando ad ognuna di noi forza e libertà.

È passato un secolo dalla richiesta di Virginia Woolf di avere una stanza “tutta per sé” alla nostra di volere “una Casa tutta per noi” e nel mezzo di questo lungo percorso ci stanno le lotte e le conquiste delle donne che ci hanno precedute, indicandoci la strada e aprendo, prima di noi, spazi importanti di liberazione e partecipazione.

Un cammino che ha trovato un suo proseguo in quante, già trentacinque anni fa, avevano provato ad immaginare Parma come una città dove i tempi e le competenze delle donne potessero essere liberati, per generare una diversa e più elevata qualità della vita.

Il progetto era quello di aprire una casa delle donne e l’opuscolo che lo presentava aveva un nome bellissimo: “Se questa città fosse delle donne”, e all’interno si immaginava un contesto urbano ridisegnato dal fare e dai saperi delle donne.

“Una città a misura delle donne è più flessibile negli orari, nella gestione degli spazi urbani, meno speculativa, più gratuita, meno caotica, più lenta per permettere alle persone di incontrarsi, di parlarsi, di capirsi, di amarsi”.

Noi vogliamo una città così ed è anche quella che vorremmo lasciare a chi verrà dopo di noi.

Una città, cioè, capace di essere includente, non giudicante, non discriminante e più libera e soprattutto che abbia al suo interno una Casa delle donne, come luogo femminista, transfemminista, intersezionale, antirazzista e antifascista, ma prima di tutto antisessista. Uno spazio aperto e in dialogo con le tante realtà che esistono sul territorio e che già si muovono in una direzione simile alla nostra.

Al momento la Casa continua a vivere nei nostri desideri, non ha ancora né mura né tetto. Immaginiamo una grande cucina e tante stanze all’interno delle quali svolgere attività culturali, di ricerca, di studio e di divulgazione, ma anche di aggregazione, di servizio e ricreative.

Immaginiamo di creare lo “Sportello degli sportelli”: uno spazio di accoglienza e soprattutto di orientamento verso i servizi e le opportunità che il territorio offre su diverse tematiche: famiglia, casa, lavoro, salute, cultura, tempo libero. Uno sportello che non sarà solo informativo, ma una vera e propria presa in carico delle donne che ad esso si rivolgeranno.

Immaginiamo un luogo che sia delle donne, etero, lesbiche, trans, transgender, precarie, antirazziste, dissidenti e per le donne, pensato in una società che invece è ancora palesemente degli uomini e per gli uomini.

Immaginiamo una Casa con spazi femminili protetti, ma aperta anche agli uomini, perché, per noi, il femminismo non è la lotta di un sesso contro l’altro, ma la lotta contro una cultura – quella patriarcale – che ancora ingabbia tutti e tutte. Una lotta che, o diventerà tale anche per gli uomini, o non sarà mai vinta.

Dal sogno alla realtà.

In poco meno di un anno ci siamo costituite in associazione e abbiamo creato gruppi autonomi di lavoro che hanno generato eventi, incontri e serate di riflessione e confronto, aperte all’intera cittadinanza.

Da stasera, poi, abbiamo iniziato il tesseramento e chiediamo l’adesione e il sostegno ideale e concreto del mondo associativo e di chi crede che la lotta al sessismo e alle discriminazioni sia un impegno che valga la pena assumere a tempo pieno e non solo a ridosso dell’otto marzo o del 25 novembre. Mentre al Comune, e agli altri enti che posseggono spazi, chiediamo di aiutarci a trovare una sede adeguata, per dar vita al nostro progetto. Perché la Casa delle donne non è il desiderio di poche, ma la necessità di un bel pezzo di città che ne sente il bisogno e l’urgenza.