Leda, una docente di letteratura comparata, arriva in vacanza su un’isola greca. Vuole approfittare del silenzio e della natura per dedicarsi ai suoi studi. Un sogno che si realizza e che però viene bruscamente interrotto dall’arrivo di una chiassosa famiglia che, senza troppi riguardi, s’impossessa della spiaggia, invadendo prima il suo spazio e poi la sua mente.
Di quel gruppo minaccioso attirano la sua attenzione una giovane madre e la figlia, protagoniste di un rapporto difficile in cui Leda si riconosce e che la riporta al passato e ai sentimenti contrastanti, mai del tutto rinnegati, provati nelle prime fasi della sua maternità quando le figlie, togliendole forze e respiro, erano diventate anche per lei un insopportabile impedimento.
“La nostra cultura” ha dichiarato la regista Maggie Gyllenhaal nel corso di un’intervista “ha stabilito una gamma ristretta di sentimenti che una madre può concedersi: sono tutti pronti a giudicare se si esce da questo spettro. Io ho due figlie, essere madre è la cosa più grande che ho fatto ma penso che non esista donna che non abbia desiderato andare via da casa, sbattere la porta e lasciare i figli”.
Il film è imperfetto ma coinvolgente. Ed è indubbio che il tema affrontato, presente ad ogni latitudine, quello della maternità contrapposta alla realizzazione di sé, con i suoi dubbi e sensi di colpa, sia importante e poco dibattuto. Che Gyllenhaal, affascinata dalla lettura dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante, lo abbia scelto per la sua opera prima e affrontato senza pregiudizi le rende merito e non fa che confermare la sua fama di attrice impegnata e poco convenzionale. Ottima la scelta del cast.
Il film ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura non originale al Festival del Cinema di Venezia del 2022.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma