“Le cose non andrebbero dette mai. Creano – socchiuse – una serie di connessioni, implicature, filamenti viola e vischiosi come le foto delle sinapsi nei sussidiari delle elementari. Portate a esistenza, messe in mezzo, sono neonati tremendi, fagotti color arrosto dallo sguardo implacabile. Una cosa raccontata è tracotante: esige, estorce quasi”.
Con un linguaggio poetico e, al contempo, con una prosa tagliente che cattura subito l’attenzione del lettore, l’autrice dà voce a Sara, una psicoterapeuta, che racconta all’avvocato la storia di una sua paziente, Nadia, alla ricerca di una giustizia tardiva. Ha quattordici anni Nadia quando un amico del padre inizia a corteggiarla. Figlia unica, di famiglia medio-borghese, è una ragazzina infagottata nelle sue felpe larghe e sformate per nascondere una femminilità già prorompente. La tecnica di approccio è molto lenta, è fatta di sguardi fugaci, di parole dolci e teneri sms di cui Nadia si sente quasi lusingata e, finalmente, “vista”. Lei stessa afferma: “vorrei poter dire che mi ha colta di sorpresa, mi ha sopraffatta con la forza, mi ha picchiata”, ma è salita in macchina con lui di sua spontanea volontà e ormai era troppo tardi. Alla storia vera e propria si alternano rielaborazioni oniriche, salti temporali senza mai perdere di vista la sofferenza sorda della protagonista. Poli non usa mai termini crudi o descrizioni particolarmente violente. Tuttavia, con la sua prosa efficace, ci trasmette tutto il dolore di Nadia e i suoi dubbi: come può dimostrare che non aveva capito? Come far credere che aveva avuto fiducia nell’amico di suo padre?
Stella Poli (1990) è nata a Piacenza ed è assegnista di ricerca in linguistica italiana presso l’Università di Pavia.” La gioia avvenire” è il titolo di una poesia di Franco Fortini.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma