1965: un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi compiono un gesto estremo: si buttano nel Tevere. Quella bambina era Maria Grazia Calandrone. Lei, decisa a scoprire la verità sulla sua sorte, torna sui luoghi in cui la madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. ” Scrivo questo libro perché mia madre diventi reale”. Chi teme di trovare in questo libro fatti pruriginosi non li troverà. E’ un’indagine condotta accertando dei dati ma priva di cinismo e senza compiacimenti. Maria Grazia Calandrone prova a ridare vita alla madre e scrive un racconto crudo e dolce. Molto vero. Così, dopo ” Splendi come vita”, l’autrice chiude un cerchio, concludendo un dolorosissimo e catartico dittico materno. Scrive perché i suoi genitori l’hanno concepita fuori dal matrimonio e con la loro povertà e tragedia umana rischiavano di costringerla al brefotrofio. Allora le hanno fatto un regalo: ” Ti lasciamo libera nel mondo. Speriamo che qualcuno buono e generoso si prenda cura di te.” ” Vivi, vivi anche per noi”. Questo libro ci regala qualcosa di prezioso: un racconto intimo che è anche archeologia dei sentimenti. Quelli più profondi.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma