Il documentario narra la breve ma intensa vita di Gerda Taro (Stoccarda,1910 – Brunete, 1937), fotografa antifascista.
Il suo vero nome è Gerta Pohorylle e nasce a Stoccarda da una famiglia ebrea di origine polacca. É portata per lo studio, ama i bei vestiti, gioca a tennis e, nonostante le sue origini borghesi, aderisce fin da giovanissima ai movimenti socialisti, opponendosi apertamente all’ascesa del nazismo. Viene anche arrestata nel 1933 con l’accusa di attività sovversive ma, tornata libera, decide di trasferirsi a Parigi. Qui incontra Robert Capa, fotografo già affermato e che diventerà suo compagno di vita e di lavoro. Nel 1936 entrambi decidono di documentare la guerra civile spagnola. All’inizio usano il marchio Capa-Taro indistintamente, motivo per cui da qualche anno gli addetti ai lavori stanno cercando di capire quali scatti siano da attribuire a Gerda e quali a Robert. E non solo in base a testimonianze, documenti e al formato dei negativi ma anche perché era soprattutto caratteristica di Gerda il considerare la fotografia come forma di militanza politica.
Gerda realizza il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete, caratterizzata da un violento ribaltamento di fronte a favore dell’esercito franchista. Resta in prima linea per immortalare i tremendi bombardamenti in atto. La pubblicazione sulla rivista “Regards” accende il mito di questa coraggiosa reporter tedesca. Nel tornare dal fronte riporta gravi ferite a causa di un incidente. Gerda viaggia aggrappata al predellino esterno di una vettura carica di feriti che si scontra con un carro armato sbandato durante un improvviso bombardamento e cade sotto i cingoli restando schiacciata. Muore in ospedale. Aveva 26 anni.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma