L’AMORE DA VECCHIA di Vivian Lamarque Mondadori 2022 [Poesia]

Le poete e i poeti si sono sempre interrogati sulla vita che scorre e sull’età che avanza. Così anche Vivian Lamarque ci meraviglia con questo suo libro in cui indaga sull’amore da vecchia con dolcezza, ironia e tanta gentilezza. Lo fa iniziando col tratteggiare un piccolo sommario poetico per noi lettori: “Quale amore in queste poesie?/ Per la bella d’erbe famiglia e d’animali/ Per la famiglia di cari nipoti e cara figlia/ Per il treno e il tempo (che si somigliano tanto)/Per il cinematografo (e le sue sale scomparse)/ Per la poesia (non lasciarmi mai alfabeto)/ Per qualche fuori tempo innamoramento (per due o tre di voi che non lo sanno)/ E per me stessa naturalmente (“io sono autobiografica”, “io non sono morta io sono nata”). E così, seguendo questa traccia, dedica ogni capitolo ad un suo amore: cinema, foglie, poesia, ecc… insomma ci comunica che “mutato nomine, de te fabula narratur” (Orazio).
La poesia di Vivian Lamarque è, come sempre, lirica, semplice, leggibile, vicina e naturale. Freschissima. E’ ricca di impressioni e di presagi, di nostalgie e memorie. Come sempre la poeta utilizza una sottile ironia. Un tono che rende il mondo più accettabile e abitabile, ma quello che colpisce dolorosamente è che in queste poesie è soffusa anche una gran malinconia perché la vita è breve, gli amori finiscono…
Gli affetti restano e sono il nostro nutrimento quotidiano: “E’ il tempo che passa/ o siamo noi a passare? Passa tu, tempo, dai! / Noi lasciaci ancora un poco usare/ il bel verbo restare”.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

QUEERANTA – Meglio tardi che mai di Chiaralascura – Ed. Becco Giallo, 2024 – [Graphic novel]

Chiara Meloni, vero nome di Chiaralascura, non si crede una grande fumettista. Tanto che nelle note biografiche finali confessa: “mentre starete leggendo queste mie righe, sarò già scappata nei boschi”, dimostrando così tutta l’insicurezza di cui ha sofferto nella vita. Questo finché, all’avvicinarsi dei ‘queeranta’ con coraggio decide di usare matite e colori per inventarsi una storia e fare i conti con sé stessa ma soprattutto con la madre. Perché è questo il punto, rivendicare finalmente anche con lei la propria ‘vocazione’. Tutto inizia con la decisione di rubare dalla casa del padre, quella sera impegnato con salsa e merengue, e con la complicità di un’amica che non le permette di usare le chiavi (sarebbe troppo semplice), l’urna contenente le ceneri della madre abbandonate in una credenza in compagnia di vecchie bollette, uova di Pasqua scadute e un Toblerone. Sarà una presenza ingombrante quella dell’urna anche se ora è messa in bella vista e di fianco a un vaso di peonie (ma alla madre non piacevano le calle?), un punto di non ritorno anche perché una volta sistemata sul mobile l’urna prende magicamente vita. “Che cos’è questa voce?” si chiede Chiara stupita. “Un’allucinazione, un sogno, uno spirito, una magia o solo un espediente narrativo?” risponde la voce. Ecco, quest’ultimo. Inizia così il confronto tanto cercato, la famosa e fumosa resa dei conti, che passa al setaccio tutti i momenti in cui la protagonista si è dovuta confrontare con la grassofobia, l’eteronormatività, la bifobia, fino all’amore corrisposto. Un viaggio lungo, a lieto fine però, che l’autrice dedica a “tutte le persone che si sono scoperte queer in età adulta, che hanno fatto coming out “tardi”, a quelle che non hanno fatto in tempo…”, ma che potranno farlo.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

DUE VITE PARALLELE – Regia di Maite Alberdi 2024 [Film]

Spiega la regista Maite Alberdi: “In Cile, nel XX secolo, la maggior parte delle donne condannate per omicidio veniva graziata dalla giustizia semplicemente perché erano donne. Condannarle avrebbe dato loro visibilità. Le grazie facevano sempre riferimento alla follia delle assassine, ma nessuno ascoltava davvero le loro ragioni”.
Scelto dal Cile per rappresentare il Paese agli Oscar 2025 e basato su eventi reali, il film, in originale “En lugar de la otra”, racconta la storia di Maria Carolina Geel, scrittrice controversa che uccide il suo amante nella Santiago del 1955 e come le altre graziata dopo poco tempo.
Ma è Mercedes la vera protagonista, la timida segretaria del giudice che segue il caso, moglie di un marito insensibile, madre di due figli egoisti e impiegata in un ambiente di lavoro sessista. Le viene detto di indagare sulla vita della Geel e, per questo, ha la possibilità di ispezionare anche la sua lussuosa casa. Inizia, però, a restarci sempre di più identificandosi con la scrittrice al punto di indossare i suoi abiti alla moda e i suoi trucchi, iniziando una sorta di “revisione” della propria condizione di donna invisibile. Non è l’evento criminoso il fulcro del film ma la crescente consapevolezza di sé e il percorso interiore di Mercedes, interpretata magistralmente da Elisa Zulueta.
Maite Alberdi (classe 1983) è una regista, produttrice, documentarista e sceneggiatrice cilena.
Consigliato da Giovanna della Casa delle donne di Parma

IL CUORE SCOPERTO a cura di Associazione Vanvera [Podcast]

“Il cuore scoperto” è uscito lo scorso 2 ottobre. Quella di tradurre e riadattare un podcast è un’impresa inedita, voluta dall’Associazione Vanvera, che ha curato la versione dall’originale francese “Le cœur sur la table” di Victoire Tuaillon.
Si tratta di un intreccio di teorie e biografie per interrogare l’amore come fenomeno sociale. In un’epoca in cui il separatismo sembra la risposta più immediata alla violenza patriarcale delle relazioni, questo podcast propone una strada diversa, non sottrattiva: fare dell’amore un discorso pubblico. Creare un dialogo collettivo attorno alla questione amorosa permette la ricerca di modelli alternativi di amore, fondati su libertà, rispetto, e autoconsapevolezza. Così si affrontano temi come il mito negativo del nubilato, l’amore romantico, i modelli familiari…In un ascolto che assomiglia a una nuotata. Privз di peso, si procede per interrogativi che, come bracciate, ci fanno scivolare su un mare di possibilità dove è il tragitto stesso a trasformarci.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma

SMOKE SAUNA – I segreti della sorellanza di Anna Hints, 2023 [Documentario]

La regista estone Anna Hints dedica il documentario al rito ancestrale, praticato in Estonia del Sud, della “sauna a fumo e vapore” segnalato dall’UNESCO tra i “patrimoni immateriali e intangibili” dell’umanità. Un luogo dall’alto valore simbolico destinato ad offrire non solo il beneficio materiale della purificazione dei corpi attraverso il calore, il vapore, il fumo, il battito delle foglie di betulla sulla pelle ma anche quello spirituale che si realizza nello scambio delle proprie esperienze in una situazione in cui alla nudità dei corpi si accompagna il mettersi a nudo anche dell’anima. La sauna è un rito per tutti, ma qui le protagoniste sono solo donne. Molto presente nei loro racconti è il rapporto conflittuale con la madre, ma ci sono la violenza sessuale, la maternità voluta o non voluta, la scoperta della propria omosessualità, il divorzio, la morte. Temi importanti vissuti nella consapevolezza che si tratta di momenti superabili. Racconta di sé la regista: “L’idea concreta del film mi è venuta nel 2015, mentre ero in un monastero buddista e partecipavo a un ritiro silenzioso con mia madre, con la quale ho avuto una relazione turbolenta. Lì, nel silenzio, ho sentito l’importanza di condividere le nostre esperienze e quanto potere abbia la voce. Nell’oscurità protettiva della smoke sauna tutte le emozioni possono emergere e nessuna esperienza è troppo dura o troppo imbarazzante; ogni voce ha il diritto di esprimersi.” Una pratica che si ripete nel tempo e che trova nella condivisione il proprio senso, fatta di luci e di ombre come le immagini che l’estetica pittorica del film, che si è dovuto misurare con uno spazio angusto e privo di luce, ci rimanda.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

SERVE UN’ALTRA NARRAZIONE SUI FEMMINICIDI

Lo scorso 24 ottobre è stato ritrovato il corpo di Marina Cavalieri, uccisa dal marito a
Sant’Andrea Bagni (PR) all’età di 62 anni.
Il suo nome si aggiunge alla lista dell’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi (FLT) in
Italia di Non Una Di Meno (NUDM) che fino al mese di settembre contava 90 casi solo nel
2024.
Proprio considerando i dati non possiamo non provare una profonda rabbia per le parole
scelte nei giorni scorsi dalla Gazzetta di Parma per titolare l’accaduto.
La scelta di queste parole ci dimostra nuovamente quanto alcune testate giornalistiche siano
ancora lontane dalla comprensione del fenomeno, primo passo necessario per poterlo
denunciare e, poi, cambiare.
Nello specifico, è necessario riconoscere la distinzione sostanziale tra una “crisi coniugale” e
una violenza domestica. Mentre nella prima si presuppone un rapporto di scambio tra
soggetti agenti con parità di potere, e dunque responsabilità, nella seconda il rapporto è
impari e di dominio, tra un soggetto agente maschile e un oggetto agito femminile, privato di
individualità e di ogni suo diritto, compreso quello alla sua stessa vita. I femminicidi sono
infatti la più evidente manifestazione della disparità di potere tra i sessi. Non operando
questa differenziazione tra crisi coniugale e violenza si produce un effetto distorsivo della
realtà, che non problematizza la violenza all’interno delle relazioni affettive e che rende
dunque impossibile l’individuazione di diritti e responsabilità.
Un altro aspetto problematico della narrazione è costituito dalla ricerca di dettagli privati e
dalla tendenza al sensazionalismo, come il rimando ai conoscenti che “ricordano la vittima”.
Esse violano il privato della vittima stessa oltre a non rispondere al criterio di utilità pubblica,
che invece dovrebbe essere essenziale in una notizia di cronaca.
Infine, parlare di “ricerca di un movente”, in caso di femminicidi, significa dimenticare che le
donne vengono uccise in quanto tali. Infatti è importante compiere un passaggio ulteriore e
comprendere che il controllo maschile sulla libertà femminile, e dunque l’iniqua distribuzione
di potere tra i sessi, non sono da ricercarsi in individui o casi isolati. Sono invece il prodotto
della cultura patriarcale, la quale proprio attraverso la loro ricorsiva e sistematica
legittimazione riproduce e rinforza se stessa permeando in modo capillare la nostra società.
Operare questa contestualizzazione permette di allargare lo sguardo, spostare il
femminicidio dalla singola vicenda privata ad un più strutturale e complesso problema
sociale, e dunque adeguare gli strumenti di contrasto al fenomeno alla sua complessità.
Uno tra questi è proprio il linguaggio, che lontano dall’essere neutrale si rivela tristemente
ancora un potente alleato del sessismo latente e responsabile della sua stessa riproduzione.
In questo circolo vizioso, se la stampa non rivoluziona lo schema narrativo,
problematizzandolo, si rende fautrice della riaffermazione della stessa cultura di cui il
femminicidio è il prodotto.

LA GIUDICE. UNA DONNA IN MAGISTRATURA di Paola Di Nicola (edizioni Harper Collins, 2023) [LIBRO]

Le donne entrano in magistratura per la prima volta nel ‘63, in seguito all’abrogazione della Legge 1176 del 1919, che le escludeva da tutti gli uffici pubblici. Avvocato, giudice, magistrato.Tre sostantivi maschili per cui il corrispettivo femminile non è nemmeno contemplato. Paola Di Nicola, attualmente giudice presso il tribunale penale di Roma, intreccia la parte biografica con l’evoluzione storica legata all’ammissione delle donne in magistratura. Una riflessione sui pregiudizi ancora oggi esistenti persino presso le dirette interessate. Idee radicate di cui restano vittime le donne stesse, come accade anche all’autrice quando, durante l’interrogatorio di un detenuto, assume istintivamente un atteggiamento paterno/patriarcale, ritenendolo più adatto ed autorevole. Poi avviene l’inizio del suo percorso di crescita che la porterà ad affermarsi come “la giudice”. La sua esperienza personale si unisce a documenti e statistiche che testimoniano come nel diritto la donna fosse, fino a pochi anni fa, ritenuta inadatta perché troppo “fatua, leggera, superficiale, impulsiva”. Questi luoghi comuni mantengono delle radici che, pur meno salde, devono ancora essere pienamente estirpate. Un libro che è un potentissimo strumento di lotta. Un racconto di passione, ostinazione e successo.
Consigliato da Patrizia della Casa delle Donne

MATERNAL di Maura Delpero (2019) Film (Raiplay) [FILM]

La maternità è un tema centrale per la regista Maura Delpero. Lo è in VERMIGLIO, il film con il quale ha vinto il Leone d’Argento all’ultimo Festival del Cinema di Venezia e scelto per rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar, e lo è in MATERNAL, il suo primo lungometraggio. Se in VERMIGLIO è il pianto dei neonati a fare da colonna sonora agli eventi che scuotono la comunità di un paese della Val di Sole alla fine della seconda guerra mondiale, in MATERNAL lo squilibrio è dato dall’arrivo di Suor Paola in un istituto per ragazze madri di Buenos Aires. Le ospiti dell’istituto sono poco più che bambine, inevitabile che il loro rapporto con la maternità sia complicato. Per Fati, madre di Michael e con un altro figlio in arrivo si tratta di un amore corrisposto, per Lu, invece, la figlia Nina è un impedimento. Suor Paola le incontra poco prima di prendere i voti perpetui e per lei, quella che doveva essere la scelta di praticare un amore diffuso viene messa fortemente in discussione dal rapporto speciale che si crea con Nina nel momento in cui la madre scompare. In un contesto tutto femminile, ai margini di una città dove per tante vivere è difficile, la scelta della regista è quella di indagare il tema della maternità nei suoi aspetti meno pacificati. Non è facile essere madri, sembra dirci, ma non è facile neppure, in certe circostanze, non esserlo.
A Venezia, nel ritirare il premio, Delpero, sottolineando le difficoltà incontrate durante le riprese nel dover conciliare il lavoro e l’essere madre di una bimba piccola, ha detto: “Mi auguro che la società, che si riproduce attraverso i nostri corpi, inizi a sentire questo problema come suo e non lasci sole le donne”.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

CHE COS’È LA LIBERTÁ? di Hannah Arendt – (Edizioni Garzanti, 2022) [LIBRO]

Che cos’è la libertà? Perché nella riflessione filosofica e cristiana ha assunto una valenza meramente interiore, contemplativa, di esilio dell’io dal mondo?
In questo breve scritto, tratto dalla più ampia raccolta “Tra passato e futuro”, Hannah Arendt opera un excursus storico per rispondere a queste domande e riporta la libertà al centro del discorso politico, di cui è la ragion d’essere. Libertà non è libero arbitrio, non si manifesta con la volontà. Libertà è politica, e non può prescindere dall’azione.
Secondo Arendt l’azione libera è un virtuosismo proprio della politica così come dell’arte, è una forza generativa che produce un “Initium”. Ogni nuovo inizio è tipicamente inaspettato, e si comporta alla maniera di un miracolo perché è in grado di inceppare gli automatismi, riuscendo contro le leggi della probabilità.
Le persone dotate del “doppio dono dell’azione e della libertà” sono dunque quelle che agiscono miracolosamente sugli eventi della storia, soprattutto in periodi bui. “E quanto più la bilancia pende verso la catastrofe, tanto più l’atto compiuto in libertà appare miracoloso”. Arendt conclude che aspettarsi “miracoli” in politica sia tutt’altro che superstizioso, è anzi realistico.
Questo saggio consegna un’incoraggiante riflessione che guarda al futuro: essere liberз vuol dire avere cuore e mente in (rel)azione con il mondo e agirvi sorprendentemente, contro ogni aspettativa, trasformandone le sorti.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma