LE DONNE AL BALCONE di Noémie Merlant – 2024 [FILM]

“Le donne al balcone” ovvero il sogno di essere libere.
In una Marsiglia assolata seguiamo le vicende di tre amiche alle prese con la necessità di disfarsi di un cadavere.
Raramente accade di vedere un film femminista, e quando ciò accade direi che è il caso di prendere al volo questa occasione.
Il film racconta con grande lucidità e sincerità lo stato del rapporto uomo-donna, senza indorare la pillola amarissima che le donne ingoiano quotidianamente.
Non c’è spazio per alcuna ipocrisia in questo film. Il corpo femminile, la sua nudità viene mostrata finalmente senza il peso dello sguardo maschile e del suo abuso di potere.
Questo film è un manifesto politico. Mentre ci racconta una storia, in cui non sarà raro ritrovare la nostra storia, ci invita a non camuffarci, ci ricorda che la sorellanza è strumento potentissimo.
Ci chiede di non fare sconti agli uomini perché nominino ciò che sono e ciò che fanno, assumendosene la responsabilità.
Solo una regista poteva evocare nella danza di una donna sulla riva del mare la danza della Dea. Questo per ricordarci che c’è stato un tempo in cui danzavamo libere e la nostra danza era considerata sacra. Quella danza ci invita a sognare di essere libere, ad esserlo di nuovo, sempre e per sempre.
Consigliato da Angela della Casa delle Donne di Parma

LA SIGNORA MERAVIGLIA di Saba Anglana – Sellerio, 2024 [LIBRO]

“La signora Meraviglia“: così le protagoniste del romanzo chiamano la cittadinanza italiana che Dighei, somala di nascita ma etiope di origine, vuole ottenere dopo quarant’anni di vita in Italia. Siamo nel 2015 e le nuove leggi impongono regole e lungaggini burocratiche tra le quali non è facile districarsi. La nipote Saba, l’autrice, la aiuta in questo faticoso iter che sembra non aver mai fine. Ma “la signora Meraviglia” era anche Wezero Dinkinesh, una maga di origine etiope che, a Mogadiscio, praticava l’infibulazione e curava le possessioni demoniache. Sì, perché Saba ci regala un memoir, alla ricerca delle sue origini, in cui la storia attuale si alterna a quella della sua nonna Abebech ai tempi dell’Africa Orientale Italiana. In Etiopia Abebech viene violentata da un ascaro che la abbandona in Somalia con due figli. Incontra poi un uomo che pratica la malacomanzia: le sue conchiglie dicono che lei non tornerà mai più in Etiopia ma, a Mogadiscio, incontrerà un brav’uomo che le darà otto figli. E così sarà. Ma ci sono momenti in cui Abebech scivola in un abisso fatto di ombre scure che sente pesare addosso come un macigno e pensa di essere posseduta da uno spirito malvagio, il Wukabi, da cui solo Wezero Dinkinesh può salvarla. Oggi il Wukabi lo chiameremmo attacco di panico ma nella tradizione culturale dell’epoca i momenti di crisi sono associati alla presenza di spiriti maligni contro cui lottare per tutta la vita. Il trauma di Abebech vivrà nei suoi discendenti, “come una memoria trasmessa nelle cellule”. Sì, perché anche Saba, sua madre, le zie vivono con quella rabbia, quella diffidenza di chi non sa più quale sia la sua vera identità e che non si sente accolto completamente.
Saba Anglana è una cantante e attrice. Nata a Mogadiscio nel 1970 da madre somala e padre italiano.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

E HO SMESSO DI CHIAMARTI PAPA’ di Caroline Darian, UTET 2025, [LIBRO]

Unica figlia femmina di Gisèle e Dominique Pélicot, Caroline Darian scrive il memoir nel periodo che va dal 2 novembre 2020, il momento in cui, dopo una telefonata della madre, la sua vita cambia per sempre, al 28 novembre 2021, quando decide di non avere più ‘intenzione di sopportare l’insopportabile”. Il tempo che le ci è voluto per elaborare il trauma, riprendersi dallo smarrimento e considerare definitivo il tradimento di colui che, fino a quel momento, considerava una persona cara. Il prologo, che è invece dell’agosto 2024, è stato scritto nel periodo che precede il processo. Durato quattro mesi, al ritmo di un’udienza al giorno, e dopo quattro anni di indagini preliminari iniziate nel momento in cui Dominique viene fermato perché sorpreso a filmare sotto le gonne di alcune donne ad un supermercato, il processo è servito a metterlo sotto accusa insieme ad altri cinquanta uomini, con l’imputazione, tra gli altri reati, di stupro aggravato commesso ai danni della moglie Gisèle. Uomini adescati sul sito di incontri “Coco”, ai quali Dominique nel corso di 10 anni ha permesso di abusare della moglie, dopo averne indotto con sostanze psicotrope la totale incoscienza. Gratuitamente e “solo” in cambio della libertà di riprendere lo stupro. Le donne della famiglia Pélicot (moglie, figlia, nuore) si sono costituite, alla fine delle indagini, parte civile. Le immagini ritrovate nel computer di Dominique, in una cartella classificata sotto la voce “abuso” (20.000 tra foto e video), riguardavano in maniera diversa tutte loro. Per Gisèle che ha voluto un processo a porte aperte decidendo che “la vergogna deve cambiare lato” e per Caroline, che ha fondato insieme ad altre l’associazione #MendorsPas (#NonMiAddormentare) dopo essersi resa conto di quanto fosse sottovalutato il problema della sottomissione chimica, la terribile vicenda ha prodotto anche la necessità di trasformare una battaglia individuale in una denuncia pubblica, esigendo giustizia.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

PRIVACY di Veronica Echegui e Laura Sarmiento Pallarés, 2022 -Netflix [SERIE]

Il titolo usato in italiano “Privacy” non traduce esattamente quello che il titolo spagnolo “Intimidad” o quello inglese “Intimacy” esprimono più profondamente riguardo alla violazione della propria sfera intima: il revenge porn è infatti il fulcro di tutta la narrazione.
La serie “è uno strumento per aumentare la consapevolezza, per risvegliare le coscienze, e se qualcuno si vede riflesso in essa potrebbe decidere di cambiare il modo in cui pensa o addirittura vive problematiche di questo tipo”, afferma l’attrice protagonista Itziar Ituño durante un’intervista.
Siamo a Bilbao e Màlen Zubiri, donna forte e indipendente, sposata e madre di una ragazzina, è decisa a lottare per la candidatura a sindaca in un ambiente politico molto maschilista. Qualcuno di potente, però, vuole ostacolarla e diffonde un video in cui fa sesso con un amante occasionale. Lo scandalo è inevitabile e finisce per coinvolgere anche la figlia adolescente che sarà, a sua volta, vittima di revenge porn da parte del suo, ormai ex, fidanzato. Quasi contemporaneamente l’operaia Ane si suicida per lo stesso motivo e in seguito a molestie che, a causa di questo video, subisce in fabbrica. Ma sua sorella Begoña farà di tutto per renderle giustizia. Con l’aiuto di una ispettrice, che si occupa di reati di violazione della privacy, Màlen e Begoña arriveranno insieme a scoprire l’identità dei colpevoli, sostenute anche dalle varie associazioni di donne.
Veronica Echegui e Laura Sarmiento Pallarés sono le creatrici e le sceneggiatrici della serie.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

IL CAPITALE AMOROSO di Jennifer Guerra – Bompiani 2021 [LIBRO]

Esiste una scelta radicale e politica per immaginare un altro possibile: mettere l’amore nelle sue declinazioni (eros, storge, ludus, mania, pragma, e agape) al centro della propria vita.
La scelta è radicale perché la nostra società, governata dal valore della produttività, ci comunica che seguire il cuore risulti essere disfunzionale e a tratti folle.
Così noi finiamo per compiere scelte amorose sempre più pragmatiche e compatibili con i valori del sistema come quella di negarci, rimanere solɜ, o preferire un matrimonio infelice ad una storia travolgente.
Guerra, supportata dalle bibliografie di filosofɜ, studiosɜ e attivistɜ come bell hooks, Alan Lee, Karl Marx, M.L. King, e Eva Illouz, ci dimostra che opponendoci al cinismo sociale e all’esasperazione delle scelte pragmatiche in amore siamo in grado di scardinare le strutture del potere ma anche alcune dinamiche sociali ormai introiettate come ordine naturale delle cose. Operando una vera e propria rivoluzione politica.
Questo è possibile solo attraverso il lavoro sui propri sentimenti, l’autoconsapevolezza e la responsabilità verso il prossimo. Ovvero con una pratica etica dell’amore.
E così diventa evidente la potenza dell’amore nella sua duplice dimensione: è sia sentimento esclusivo di due amanti che spazio di trasformazione collettiva. Personale e politico.
Consigliato da Martina della Casa delle Donne

BODY OF EVIDENCE, Shirin Neshat, [MOSTRA] Milano al PAC fino al 08/06/2025

BODY OF EVIDENCE (Corpo del reato) è il titolo della mostra multimediale dedicata all’artista iraniana Shirin Neshat, visitabile al PAC di Milano fino al 08/06/2025. Una retrospettiva che illustra oltre trent’anni di carriera attraverso quasi duecento opere fotografiche e una decina di video installazioni provenienti dai più importanti musei del mondo. In quasi tutti i lavori, se si escludono alcune macchie di rosso, domina il bianco e nero, a volte arricchito dalla scrittura calligrafica persiana disegnata sui corpi dei soggetti rappresentati. Come in “Le donne di Allah” (Women of Allah, 1997), la serie di ritratti che l’ha fatta conoscere e con cui Neshat “cattura l’ambiguità e la complessità dell’identità femminile nel contesto islamico”. Donne velate ma non assoggettate; donne la cui voglia di libertà si esprime nei corpi istoriati di versi poetici o nell’arma tenuta tra le mani.
Shirin Neshat vive tra due mondi, l’Iran e New York, e tra due culture. Una doppia irrisolta appartenenza di cui sono intrisi i suoi lavori, sia che esplorino il nesso tra sesso e potere (The Fury, 2023), tra passato e presente (The Book of Kings, 2012), lo spaesamento dell’esilio (Soliloquy 1999), il rapporto tra tradizione e modernità o quello tra sogno e realtà. Temi questi ultimi declinati in “Land of Dreams” (La terra dei sogni, 2019), ritratto dell’America contemporanea, composto da un lungometraggio, purtroppo non visibile in mostra, da bellissimi ritratti e da due video in cui una giovane donna iraniana, impegnata nel censimento di una piccola cittadina del New Mexico, entra nelle case di nativi americani, afroamericani, immigrati ispanici e anglosassoni, per fotografarli e, con le loro testimonianze, rispondere alla domanda “E’ davvero questa la terra dei sogni?”.
Una bella mostra, di un’artista non neutrale, la più grande organizzata finora su di lei. Da non perdere.
Consigliata da Letizia della Casa delle donne di Parma

Per “Life for Gaza”

Gratitudine e riconoscenza sono due parole radicalmente transfemministe, perché tengono insieme sentimento e pratica, in un agire che avvicina e unisce.
E noi oggi siamo così, grate e riconoscenti per aver potuto versare 425 euro da destinare all’associazione Life for Gaza e sostenere in questo modo chi continua a vivere ogni giorno le conseguenze dell’occupazione, dell’ingiustizia e del genocidio in Palestina.

I soldi sono stati raccolti venerdì 7 marzo, in occasione dell’intenso e toccante reading teatrale Col vento nei capelli, tratto dal libro di Salwa Salem e rappresentato al Circolo Arci Il Post. Durante la serata ci siamo riconosciute nella voce potente di Dalal Suleiman e abbiamo sentito nostra l’emozione di Ruba Salih, figlia di Salwa, capace di ricostruire una cornice narrativa che ci ha restituito la storia della sua mamma e ci portate dentro il dolore e la forza della diaspora palestinese, in un racconto di esilio, resistenza e autodeterminazione.

Grazie a tutte le persone che erano lì con noi.

Circolo Arci Post, Casa delle Donne, Donne in nero, Comunità Palestinese di Parma, Casa della Pace

SCRIVERE OLTRE LA RAZZA di bell hooks, Il Saggiatore 2024 [LIBRO]

“Scrivere oltre la razza” è l’ultimo saggio tradotto in italiano di bell hooks. In questo testo l’autrice analizza le insidie della supremazia bianca passando dal cinema alla letteratura, dalla storia politica alla sociologia.
Ne risulta una visione intersezionale dei sistemi di dominio che agiscono sempre in modo interconnesso schiacciando le differenze.
hooks ci invita però a prestare attenzione al subdolo “pensiero dualistico”: inchiodare le persone nei soli ruoli oppresso-oppressore è una semplificazione che dimentica le responsabilità individuali e chiude pertanto spazi di trasformazione.
Solo se tuttɜ rifiutassimo il dualismo vittima-oppressore, su cui gli stessi sistemi di dominio paradossalmente si reggono, potremmo davvero autodeterminarci, osservare il cambiamento e quindi riprendere a sperare.
Per hooks la speranza è fondamentale per minare il sistema suprematista, che si nutre proprio di nichilismo per vendere l’idea che la felicità coincida con consumo di beni materiali e dominio.
Se scartiamo l’idea di essere inevitabilmente vittime della società saremo in grado di resistere alla sua influenza, attraverso il ritiro nella riflessione e una vigilanza critica costante che allinei il nostro sistema di pensiero-parola-azione.
hooks ci ricorda che così sarà possibile scorgere una realtà altra, al cui centro ci siano persone e relazioni. ‘Sconfinando’ oltre le differenze scopriremo il motore trasformativo di ogni vera rivoluzione individuale e dunque collettiva: l’amore.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma

NOI SIAMO CORAGGIO. STORIE SENZA CENSURA di Désirée Klain – 2024 – Su RayPlaySound [PODCAST]

Dieci puntate e dieci personaggi intervistati da Désirée Klain, giornalista campana, tra attivisti, parenti di vittime innocenti, giornalisti ed esponenti della società civile.
Il podcast si apre con un’intervista esclusiva a Stella Morris, avvocata, moglie di Julian Assange, e con le sue parole sulla libertà di stampa; donna “senza macchia e senza paura” è Marilena Natale, cronista campana sotto scorta dal 2017, che si batte contro la camorra con le sue inchieste e dirette social; Mirella La Magna e l’associazione Gridas (gruppo risveglio dal sonno), vero e proprio “pronto soccorso culturale” a Scampia; Youma El Sayed, reporter di Al Jazeera, e il suo messaggio di pace; Anna Motta che chiede giustizia per il figlio Mario Paciolla, cooperante per l’ONU trovato senza vita nel 2020 in Colombia; Nino Daniele e il suo “Metodo Ercolano” contro la piaga del pizzo; Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, che si batte per i diritti dei minori; e poi le “donne della luce”: la giornalista ucraina Zhanna Zhukova e le attiviste Ola Karinkova e Fatou Diako con le loro numerose iniziative in aiuto dei paesi in guerra; il giornalista Claudio Mazzone e il magistrato Luigi de Magistris ci parlano del nuovo e inquietante fenomeno della “social camorra”; e, infine, Najeeb Farzad, giornalista afghano attualmente rifugiato in Italia e Barbara Schiavulli di “Radio Bullets” e la loro battaglia per i diritti delle donne afghane.
Un podcast per una libertà di stampa e di pensiero senza bavagli.
Consigliato da Giovanna della Casa delle donne di Parma

Venerdì 7 marzo 2025 Circolo Arci Post

Venerdì 7 marzo, alle ore 20:30, ospiteremo al Circolo Arci Post, insieme alla Casa delle Donne di Parma, alle Donne in Nero di Parma e alla Comunità Palestinese di Parma il reading teatrale “una palestinese racconta” che mette in scena la storia e la vita di Salwa Salem, autrice del testo autobiografico “Col vento nei capelli. Una palestinese racconta” uscito postumo nel 1993, e tradotto in inglese, tedesco e portoghese
L’attrice Dalal Suleiman è la voce calda e forte di Salwa, nella cornice narrativa di Ruba Salih, figlia di Salwa.
Salwa era una donna palestinese. Nata a Yafa nel 1940, cacciata durante la Nakba del 1948 dalla sua città natale, cresciuta a Nablus, esiliata di nuovo nel 1967. Sullo sfondo della tela collettiva del popolo palestinese, la vita di Salwa si snoderà attraverso il mondo arabo e l’Europa: Kuwait, Siria, Arabia Saudita e Austria, prima di approdare in Italia dove Salwa si spegnerà prematuramente, a Parma, il 5 Marzo 1992.
Salwa incarna una storia di esilio e resistenza, di perseguimento dell’autodeterminazione femminile e nazionale. Il suo racconto offre una finestra sul significato più intimo e politico della identità palestinese e della sua diaspora.
Il reading teatrale, corredato di video, brani musicali e poesia, si chiude con il potente video della performer e poetessa Rafeef Ziadah: “Three Generations”, un toccante inno alla capacità di rimanere presenti delle donne palestinesi che resistono, generazione dopo generazione, alla pulizia etnica e alla violenza dell’occupazione israeliana.

Durante la serata sarà possibile devolvere offerte all’associazione Life for Gaza.

L’ingresso è gratuito e riservato all3 soc3 Arci.

Iniziativa organizzata da Donne In Nero Parma , Arci Post, Casa delle donne Parma e Comunità palestinese.

A fianco delle donne del Rojava

Tante donne al fianco delle sorelle del Rojava!
La Casa delle donne di Parma, insieme alle Donne In Nero Parma , si è attivata per raccogliere parte di queste firme e per diffondere la “Lettera aperta per una Siria democratica basata sulla libertà delle donne”!

Now is the time to strengthen the democratic forces in the Middle East, like the DAANES, and to stand with the women fighting for freedom, peace and democracy in Syria!

Per il diritto all’abitare

Appello al Signor Prefetto di Parma, ai Sigg. Sindaci, ai Cittadini, alle Associazioni dei proprietari, agli Enti, alle Istituzioni di Parma e del Parmense

Siamo le associazioni che sabato 11 gennaio a Parma, in piazza Garibaldi, hanno dato vita al presidio per ricordare e rendere omaggio a Miloud Mouloud, morto di freddo a Parma mentre dormiva all’aperto. Altre associazioni si sono qui aggiunte e vanno aggiungendosi.

Anche con questa lettera vogliamo segnalare che il numero di persone senza alcuna sistemazione alloggiativa dignitosa e sicura e alcun riscaldamento – cosa non secondaria viste le temperature di questi giorni – sta aumentando di giorno in giorno. Sono tanti. Le ragioni sono diverse, così come i profili delle persone che si trovano a subire questa grave violazione del diritto fondamentale alla casa: c’è chi è italiano e chi immigrato, chi viene da lunghe esperienze di grave marginalità e chi si trova per la prima volta a vivere in questa condizione, chi ha problematiche anche gravi di salute (pregresse o causate proprio dalla vita di strada), chi ha un permesso di soggiorno solido e solo qualcuno che è irregolare, c’è persino chi ha un lavoro e un reddito ma non riesce a trovare nessuno che gli affitti almeno una stanza e trovare un appartamento in affitto è impossibile: dorme all’aperto e da qui si reca al lavoro. Senza una casa si perde anche il lavoro. Il venir meno della casa è l’avvio del degrado.

Oltre coloro che dormono all’addiaccio dobbiamo considerare le tantissime persone che vivono in situazioni abitative estremamente precarie: ospitati da amici e/o connazionali in appartamenti sovraffollati, a volte a titolo gratuito, a volte dovendo corrispondere cifre anche molto elevate pur di non finire all’addiaccio; altri che non riescono ad avere un regolare contratto di affitto perché il proprietario preferisce percepire soldi in nero e non tassati, senza considerare non solo la violazione della legge ma anche le gravi ripercussioni che questo ha sull’ottenimento o il mantenimento dei documenti. Consideriamo anche ciò che è a tutti noto: il mercato non offre più appartamenti in affitto.

Dobbiamo ragionare in termini di umanità, di rispetto dei diritti fondamentali delle persone e anche di progressiva riduzione di discriminazioni e diseguaglianze. Questo ci richiede la legge. E se più eguali saremo anche più sicuri.

Abbiamo a riferimento un quadro giuridico preciso: la Dichiarazione universale dei diritti umani, 25, comma 1, “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, (..)”; il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Irescr), sottoscritto e ratificato dall’Italia, che pone obblighi al Governo italiano e al Parlamento. In particolare citiamo Irescr all’articolo 11: lo Stato italiano si è impegnato ad assicurare abitazioni adeguate a tutti coloro che sono presenti sul territorio. Impegno in troppi casi evidentemente disatteso. Perciò riteniamo pertinente rivolgerci al Signor Prefetto, anche in considerazione dei suoi poteri in caso di emergenza abitativa, quale certamente è la situazione sopra rappresentata.

Allo stesso tempo solo nel comune di Parma si conta un numero enorme di alloggi tenuti vuoti – addirittura di 16000 unità, secondo una stima autorevole – quando potrebbero essere utilizzati. Numeri altissimi si riscontrano anche in provincia (pur escludendo dal conteggio le seconde abitazioni).

Estendiamo l’appello anche ai Sigg. Sindaci e alle Associazioni di proprietari di alloggi.

Chiediamo anche ai privati, alle famiglie, agli enti religiosi e laici di mettere a disposizione posti letto e soluzioni abitative.

L’indisponibilità di appartamenti, persino di posti a pagamento in appartamento, e il lasciare che persone dormano all’addiaccio non è civiltà, è barbarie.

Le Associazioni:

Casa della pace
Ciac
Rete diritti in casa
Parma per gli altri
Associazione Al-Amal Aps
Mani
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Donne in nero
Libera
Associazione Amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli
Potere al popolo
Centro interculturale di Parma e Provincia
Tuttimondi
Coordinamento Pace e Solidarietà
Arte Migrante Parma
ASD La Paz Antirazzista
Azione Cattolica
Rete Kurdistan
Parma città pubblica
Gruppo Mission
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – Parma
Casa delle donne