SCRIVERE OLTRE LA RAZZA di bell hooks, Il Saggiatore 2024 [LIBRO]

“Scrivere oltre la razza” è l’ultimo saggio tradotto in italiano di bell hooks. In questo testo l’autrice analizza le insidie della supremazia bianca passando dal cinema alla letteratura, dalla storia politica alla sociologia.
Ne risulta una visione intersezionale dei sistemi di dominio che agiscono sempre in modo interconnesso schiacciando le differenze.
hooks ci invita però a prestare attenzione al subdolo “pensiero dualistico”: inchiodare le persone nei soli ruoli oppresso-oppressore è una semplificazione che dimentica le responsabilità individuali e chiude pertanto spazi di trasformazione.
Solo se tuttɜ rifiutassimo il dualismo vittima-oppressore, su cui gli stessi sistemi di dominio paradossalmente si reggono, potremmo davvero autodeterminarci, osservare il cambiamento e quindi riprendere a sperare.
Per hooks la speranza è fondamentale per minare il sistema suprematista, che si nutre proprio di nichilismo per vendere l’idea che la felicità coincida con consumo di beni materiali e dominio.
Se scartiamo l’idea di essere inevitabilmente vittime della società saremo in grado di resistere alla sua influenza, attraverso il ritiro nella riflessione e una vigilanza critica costante che allinei il nostro sistema di pensiero-parola-azione.
hooks ci ricorda che così sarà possibile scorgere una realtà altra, al cui centro ci siano persone e relazioni. ‘Sconfinando’ oltre le differenze scopriremo il motore trasformativo di ogni vera rivoluzione individuale e dunque collettiva: l’amore.
Consigliato da Martina della Casa delle donne di Parma

NOI SIAMO CORAGGIO. STORIE SENZA CENSURA di Désirée Klain – 2024 – Su RayPlaySound [PODCAST]

Dieci puntate e dieci personaggi intervistati da Désirée Klain, giornalista campana, tra attivisti, parenti di vittime innocenti, giornalisti ed esponenti della società civile.
Il podcast si apre con un’intervista esclusiva a Stella Morris, avvocata, moglie di Julian Assange, e con le sue parole sulla libertà di stampa; donna “senza macchia e senza paura” è Marilena Natale, cronista campana sotto scorta dal 2017, che si batte contro la camorra con le sue inchieste e dirette social; Mirella La Magna e l’associazione Gridas (gruppo risveglio dal sonno), vero e proprio “pronto soccorso culturale” a Scampia; Youma El Sayed, reporter di Al Jazeera, e il suo messaggio di pace; Anna Motta che chiede giustizia per il figlio Mario Paciolla, cooperante per l’ONU trovato senza vita nel 2020 in Colombia; Nino Daniele e il suo “Metodo Ercolano” contro la piaga del pizzo; Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, che si batte per i diritti dei minori; e poi le “donne della luce”: la giornalista ucraina Zhanna Zhukova e le attiviste Ola Karinkova e Fatou Diako con le loro numerose iniziative in aiuto dei paesi in guerra; il giornalista Claudio Mazzone e il magistrato Luigi de Magistris ci parlano del nuovo e inquietante fenomeno della “social camorra”; e, infine, Najeeb Farzad, giornalista afghano attualmente rifugiato in Italia e Barbara Schiavulli di “Radio Bullets” e la loro battaglia per i diritti delle donne afghane.
Un podcast per una libertà di stampa e di pensiero senza bavagli.
Consigliato da Giovanna della Casa delle donne di Parma

NELLE STRADE DI TEHERAN di Nila, Feltrinelli Editore 2024 [LIBRO]

“Scrivere vuole dire testimoniare, riesumare, scavare pozzi profondi, gallerie collegate fra di loro.” Sono pozzi profondi e antichi, quelli a cui fa riferimento Nila. In uno di questi, nell’ottocento, fu gettata la poetessa e filosofa Tahereh per aver rifiutato un matrimonio forzato.
Tra i dedali e i tentacoli di piccole vie che sfociano nelle strade ampie di Teheran, a pochi metri di distanza da quei pozzi, il fiume in piena della rabbia delle donne, al grido di “jin jyan azadi”, nel settembre del 2022 richiama un’intera popolazione alla rivolta. Anche chi si era rassegnato alla paura riesce a uscire dalle piccole ribellioni personali e segrete per aderire completamente a una lotta che ha tempi e sguardo di donne, di comunità LGBTQ+, di famiglie e di tutta la società civile. Le rivolte di settembre nascono da un fatto grave: l’arresto e il massacro della giovane donna di origini curde Masha Jina Amini per avere ‘male indossato’ lo jihab. Nila ci parla di esecuzioni sommarie che avvengono all’alba, in segreto, dopo un’ultima notte passata in celle di isolamento al freddo di correnti che rompono le ossa. Racconta di notti di paura in cui pensi che non ti uccideranno, in cui ti dici che vogliono solo spaventarti. Sono notti che precedono una sicura esecuzione, sicura e spietata come il regime che l’ha ordinata . Nelle strade di Teheran, nonostante roghi e fuochi e caccia alle streghe, non si placano corse e cortei nelle strade. L’autrice sceglie per compagna la poesia, quasi come consolazione alla crudeltà di un Paese privato nei secoli della sua libertà e costretto in dogmi patriarcali e religiosi che spaventano e impediscono il cambiamento.
Nila è lo pseudonimo utilizzato da una giovane militante iraniana per proteggere la propria identità ed eludere la censura e la traduzione di Vincenzo Barca esprime con profonda riconoscenza un racconto di lotta femminile intima e profonda , personale e collettiva.
Consigliato da Roberta delle Donne in Nero di Parma

CON IL VENTO NEI CAPELLI, di Salwa Salem, Giunti 1993 (ultima ed.Giunti 2014) [LIBRO]

A più di trent’anni dalla sua pubblicazione, “Con il vento nei capelli’ continua ad essere una testimonianza potente e necessaria. In un periodo storico paradossale come quello attuale, in cui la narrazione degli eventi in Palestina sembra iniziare con il 7 ottobre, ignorando decenni di storia e sofferenza, la voce di Salem si fa sentire con ancora più forza.
Il libro, pubblicato postumo, è un’autobiografia che ripercorre la vita di Salwa, donna palestinese testimone della Nakba e costretta a un lungo esilio. La sua storia si intreccia indissolubilmente con quella della Palestina nel corso del Novecento, offrendo uno sguardo profondo e personale su una storia spesso soffocata da una narrazione parziale e distorta.
Il libro di Salem ci invita a uscire dalla visione occidentale degli arabi come un blocco monolitico, privo di individualità e storia. Ci racconta l’infanzia tra gli agrumeti e gli ulivi, la Nakba, la catastrofe del ’48, e poi Haifa, Nablus, Damasco, la tragedia del ’67, quando i palestinesi persero per sempre il diritto di tornare. E ancora, Vienna e infine Parma.
Intanto Salem legge e studia, cresce e si ribella allo stato delle cose. E’ una militante del partito Ba’ath e scopre i testi femministi. Rifiuta sempre di mettere il mandil, il fazzoletto, sfidando le convenzioni sociali e politiche, rivendicando la propria libertà e il diritto di essere sé stessa.
“Da noi esiste un’espressione particolare per indicare le ragazze troppo libere: ala hall shàrhia, che significa con i capelli sciolti. Ho sempre trovato molto singolare che un’immagine così bella, l’immagine di una ragazza con i capelli al vento, fosse un’espressione offensiva” scrive Salem.
“Con il vento nei capelli” è un libro toccante e commovente, che invita a riflettere sulla storia del nostro tempo. Salem ci aiuta a capire la complessità della “questione palestinese” e a sentire, attraverso una voce femminile e femminista, la sofferenza di un popolo che lotta per il riconoscimento dei propri diritti.
Consigliato da Gaetana della Casa delle donne di Parma

LA DONNA DAI PIEDI NUDI di Scholastique Mukasonga (Ed. Utopia, 2024) [LIBRO]

“Mamma, non ero lì a ricoprire il tuo corpo, io, e mi restano soltanto delle parole – parole di una lingua che tu non capivi – per compiere ciò che avevi chiesto. Sono sola con le mie misere parole, e queste frasi, sulle pagine del quaderno, tessono e ritessono il sudario del tuo corpo assente”.
In questo delicato memoir l’autrice rende omaggio a sua madre Stefania e alla sua terra di origine, il Ruanda, alla vigilia del genocidio. Stefania è il suo nome di battesimo. Non conosceremo il suo nome ruandese, quello, cioè, che viene assegnato dal padre alla nascita e che ha sempre un significato premonitore. È il racconto della sua quotidianità di donna, madre, moglie. Ha camminato per tutta la vita a piedi nudi, non ha mai imparato a leggere ma è una saggia consigliera per i figli e le amiche e ha un unico scopo: salvare i propri figli dalla furia degli hutu. Loro, i tutsi, sono stati deportati nella regione del Bugesera. Qui cercano di ricreare un ambiente che ricordi le loro dimore e Stefania si costruisce la vera capanna ruandese, l’inzu. Nel retrocortile le donne si lavano, ricevono le amiche, preparano le strategie matrimoniali, fumano la pipa. C’è lo stupore davanti ad alcune abitudini dei bianchi portate dalle ragazze che studiano nei collegi delle suore: l’uso della biancheria intima, il water, la tinta per i capelli! Stefania, Marie-Thérèse, Guadenciana, Speciosa, Anasthasia e molte altre sono le custodi dell’esistenza, quelle che gli assassini hanno ammazzato come se “volessero eradicare le fonti stesse della vita”. Un racconto amorevole sul quale aleggia la consapevolezza di quello che succederà, rendendo la lettura potente e commovente. Sappiamo che dopo la fuga in Burundi nel 1973, la scrittrice si è stabilita in Francia da dove nel 1994 ha avuto notizia del massacro in Ruanda, che le ha sottratto ben 37 membri della famiglia.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

BELLE DI FACCIA. TECNICHE PER RIBELLARSI A UN MONDO GRASSOFOBICO – Scritto e illustrato da C. Meloni e M.Mibelli – Ed Mondadori Arnoldo Varia, 2021 [LIBRI]

Chiara Meloni e Mara Mibelli firmano un’opera rivoluzionaria nel panorama editoriale italiano: il primo libro interamente dedicato alla grassofobia e alla “fat acceptance”. Con un approccio ironico e mai pesante, le autrici riescono a trattare tematiche complesse con una leggerezza che non sminuisce la serietà dell’argomento, rendendo la lettura accessibile anche a chi vi si avvicina per la prima volta. Un elemento distintivo è la ricchezza della bibliografia e della sitografia, che offre strumenti preziosi per approfondire ulteriormente il tema. Questo dettaglio, unito alla chiarezza espositiva e alla struttura scorrevole, contribuisce a fare di questo libro un piccolo manuale pratico e consapevole per chiunque voglia comprendere e combattere la grassofobia. L’ironia e i disegni accattivanti, utilizzati sapientemente dalle autrici, rendono meno amara una lettura che si rivela necessaria e densa di spunti critici. Dalla storia del movimento alla decostruzione degli stereotipi, fino alle strategie per affrontare la grassofobia nel quotidiano, il libro offre una panoramica completa e ben argomentata. Non è una “lettura di piacere”, ma certamente è una lettura piacevole, che alterna momenti di riflessione seria a uno stile creativo. La liberazione dei corpi grassi è una questione femminista, che ha a che fare con la giustizia sociale e la creazione di una società più inclusiva. In un mondo in cui il corpo grasso viene patologizzato e paragonato a un’epidemia, per le autrici utilizzare la parola “grassa” senza accezione negativa può essere una liberazione.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma

TUTTE LE MIE COSE BELLE SONO RIFATTE di Fumettibrutti (Ed. Feltrinelli Comics, 2024) [GRAPHIC NOVEL]

Gli occhiali a forma di cuore, indossati dallo scheletro in copertina, non devono trarre in inganno. La scelta radicale dell’autrice/protagonista di “rifarsi completamente”, un pezzo alla volta, è stata per lei, ma lo è anche per noi che leggiamo, un lento calvario. E anche accettando che non ci sia nulla di eroico nel voler corrispondere al proprio desiderio, è indubbio che serva molta determinazione e la consapevolezza che il prezzo da pagare è alto.
“Tutte le mie cose belle sono rifatte”, efficace romanzo di formazione queer, non è il primo fumetto in cui Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, racconta che cosa significa vivere una disforia di genere. Una definizione che le è venuta in aiuto tardi ma che le è servita per dare un nome al proprio malessere fatto di inadeguatezza, solitudine, amori finiti male o non corrisposti, in una continua ricerca di accettazione. Gli altri sono “Romanzo esplicito”, “P. La mia adolescenza trans” e “Anestesia”, una trilogia in cui l’autrice si racconta in una sorta di autoconfessione affrontata però con l’intenzione di non addolcire la realtà. “Vi avverto, ci andrò giù pesante” è la frase con cui ci accoglie. E se mettere alla prova era una delle premesse, è indubbio che sia stata mantenuta.
Non è facile rivivere con lei il percorso che ha affrontato. Aiuta però, in questo, la sua lucida capacità di rielaborare i fatti e di rialzarsi dopo i fallimenti; e aiuta sapere che intorno a lei una famiglia allargata non le è mai venuta a mancare. Ha molta forza Fumettibrutti, ​​come dimostra anche il suo segno, autorevole e poetico allo stesso tempo.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

SCUOLA SENZA FINE di Adriana Monti (1983) [Documentario] Disponibile su Youtube

Come ricorda Lea Melandri, “Scuola senza fine” è il documentario a cui dobbiamo la conoscenza dell’esperienza di Affori, il Comune alla periferia di Milano in cui nel 1976 si sono aperti i corsi delle ‘150 ore’ (una conquista operaia che ha festeggiato quest’anno il suo cinquantenario). Nel caso specifico, i corsi, che hanno coinvolto una ventina di donne perlopiù operaie e casalinghe, intellettuali e non, sono continuati per 10 anni e hanno contribuito alla nascita nel 1987 della LUD (Libera Università delle Donne). Dalle parole delle protagoniste sappiamo che si parlava soprattutto della condizione dell’essere donna, delle ragioni per cui molte di loro si erano messe alla ricerca di un luogo in cui imparare. Imparare a dirsi, ad ascoltare, a capire il significato di parole nuove. In una modalità fino ad allora sconosciuta e all’interno di un chiaro processo di liberazione.
Il filmato si divide in due parti: una prima, in cui le protagoniste si incontrano per un momento conviviale; baci, abbracci e il cibo tipico degli incontri informali, espressione dell’amicizia e della complicità che si crea tra chi sta condividendo un momento fondamentale; la seconda dedicata agli scritti che quelle stesse donne, completata la scuola secondaria ma continuando a partecipare a seminari sulla letteratura, sul corpo, l’immagine, scrivevano. Donne che “…incoraggiate all’inizio da Lea e poi dalla scoperta di Freud, poi dalle altre insegnanti e da materie come scienza, filosofia, analisi dei linguaggi…riempivano pagine e pagine di blocchi e quaderni con le loro riflessioni e idee personali sulla cultura, su sé stesse, le loro famiglie, la natura e i loro sentimenti”.
Donne meravigliose, testimonianze fortunatamente sfuggite alla sorte di molte delle vicende trasformative di quegli anni. E questo grazie alla tenacia di Adriana Monti che nel 1983 lo porta a termine e alla LUD che oggi lo ripropone.
Consigliato da Letizia della Casa delle Donne di Parma

LE MADRI DI VENTO E DI SALE di Lisa See – Ed. Longanesi, 2022 [Libro]

“Il mare, si dice, è come una madre. L’acqua salata, il pulsare e gli sbalzi della corrente, il battito amplificato del vostro cuore e i suoni smorzati che risuonano nell’acqua ricordano insieme il grembo materno”.
Siamo nel 1938 e sull’isola di Jeju, in Corea del sud, incombe la minaccia della guerra sino-giapponese. In tale contesto, crescono Young-Sook e Mi-ja, due ragazzine che fin dal loro primo incontro diventano grandi amiche ed esperte haenyeo. Questo il termine con cui vengono chiamate le pescatrici dell’isola, che, per intere giornate, si immergono in apnea nelle profondità marine alla ricerca di alghe, molluschi e polipi. Qui sono le donne a lavorare e a sostentare la famiglia mentre gli uomini restano a casa ad accudire i figli più piccoli. In questa antichissima comunità matriarcale, ricca di credenze e tradizioni popolari, le due ragazze sanno che, diventando haenyeo, inizieranno una vita sì emozionante e ricca di onori, ma anche di grosse responsabilità e pericoli. Le vediamo diventare adulte, mogli, madri fino a quando la terribile rivolta del 3 aprile 1948 a Jeju non aprirà una profonda e insanabile crepa nel loro rapporto. Seguiremo le loro vicende personali e storiche comprese nell’arco di 70 anni in cui l’occupazione giapponese prima, le rivolte e la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica poi hanno causato miseria e morte.
Attualmente si sta cercando di tramandare questa tradizione secolare con l’apertura di una scuola per haenyeo e di un museo a loro dedicato ma, ad oggi, si contano soltanto 4.500 pescatrici in attività e tutte superano i 50 anni d’età.
All’autrice Lisa See va il merito di aver condotto scrupolosamente la ricerca sui fatti storici dell’isola dal 1938 ai giorni nostri regalandoci così nuovi spunti di approfondimento.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

L’AMORE DA VECCHIA di Vivian Lamarque Mondadori 2022 [Poesia]

Le poete e i poeti si sono sempre interrogati sulla vita che scorre e sull’età che avanza. Così anche Vivian Lamarque ci meraviglia con questo suo libro in cui indaga sull’amore da vecchia con dolcezza, ironia e tanta gentilezza. Lo fa iniziando col tratteggiare un piccolo sommario poetico per noi lettori: “Quale amore in queste poesie?/ Per la bella d’erbe famiglia e d’animali/ Per la famiglia di cari nipoti e cara figlia/ Per il treno e il tempo (che si somigliano tanto)/Per il cinematografo (e le sue sale scomparse)/ Per la poesia (non lasciarmi mai alfabeto)/ Per qualche fuori tempo innamoramento (per due o tre di voi che non lo sanno)/ E per me stessa naturalmente (“io sono autobiografica”, “io non sono morta io sono nata”). E così, seguendo questa traccia, dedica ogni capitolo ad un suo amore: cinema, foglie, poesia, ecc… insomma ci comunica che “mutato nomine, de te fabula narratur” (Orazio).
La poesia di Vivian Lamarque è, come sempre, lirica, semplice, leggibile, vicina e naturale. Freschissima. E’ ricca di impressioni e di presagi, di nostalgie e memorie. Come sempre la poeta utilizza una sottile ironia. Un tono che rende il mondo più accettabile e abitabile, ma quello che colpisce dolorosamente è che in queste poesie è soffusa anche una gran malinconia perché la vita è breve, gli amori finiscono…
Gli affetti restano e sono il nostro nutrimento quotidiano: “E’ il tempo che passa/ o siamo noi a passare? Passa tu, tempo, dai! / Noi lasciaci ancora un poco usare/ il bel verbo restare”.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

QUEERANTA – Meglio tardi che mai di Chiaralascura – Ed. Becco Giallo, 2024 – [Graphic novel]

Chiara Meloni, vero nome di Chiaralascura, non si crede una grande fumettista. Tanto che nelle note biografiche finali confessa: “mentre starete leggendo queste mie righe, sarò già scappata nei boschi”, dimostrando così tutta l’insicurezza di cui ha sofferto nella vita. Questo finché, all’avvicinarsi dei ‘queeranta’ con coraggio decide di usare matite e colori per inventarsi una storia e fare i conti con sé stessa ma soprattutto con la madre. Perché è questo il punto, rivendicare finalmente anche con lei la propria ‘vocazione’. Tutto inizia con la decisione di rubare dalla casa del padre, quella sera impegnato con salsa e merengue, e con la complicità di un’amica che non le permette di usare le chiavi (sarebbe troppo semplice), l’urna contenente le ceneri della madre abbandonate in una credenza in compagnia di vecchie bollette, uova di Pasqua scadute e un Toblerone. Sarà una presenza ingombrante quella dell’urna anche se ora è messa in bella vista e di fianco a un vaso di peonie (ma alla madre non piacevano le calle?), un punto di non ritorno anche perché una volta sistemata sul mobile l’urna prende magicamente vita. “Che cos’è questa voce?” si chiede Chiara stupita. “Un’allucinazione, un sogno, uno spirito, una magia o solo un espediente narrativo?” risponde la voce. Ecco, quest’ultimo. Inizia così il confronto tanto cercato, la famosa e fumosa resa dei conti, che passa al setaccio tutti i momenti in cui la protagonista si è dovuta confrontare con la grassofobia, l’eteronormatività, la bifobia, fino all’amore corrisposto. Un viaggio lungo, a lieto fine però, che l’autrice dedica a “tutte le persone che si sono scoperte queer in età adulta, che hanno fatto coming out “tardi”, a quelle che non hanno fatto in tempo…”, ma che potranno farlo.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

DUE VITE PARALLELE – Regia di Maite Alberdi 2024 [Film]

Spiega la regista Maite Alberdi: “In Cile, nel XX secolo, la maggior parte delle donne condannate per omicidio veniva graziata dalla giustizia semplicemente perché erano donne. Condannarle avrebbe dato loro visibilità. Le grazie facevano sempre riferimento alla follia delle assassine, ma nessuno ascoltava davvero le loro ragioni”.
Scelto dal Cile per rappresentare il Paese agli Oscar 2025 e basato su eventi reali, il film, in originale “En lugar de la otra”, racconta la storia di Maria Carolina Geel, scrittrice controversa che uccide il suo amante nella Santiago del 1955 e come le altre graziata dopo poco tempo.
Ma è Mercedes la vera protagonista, la timida segretaria del giudice che segue il caso, moglie di un marito insensibile, madre di due figli egoisti e impiegata in un ambiente di lavoro sessista. Le viene detto di indagare sulla vita della Geel e, per questo, ha la possibilità di ispezionare anche la sua lussuosa casa. Inizia, però, a restarci sempre di più identificandosi con la scrittrice al punto di indossare i suoi abiti alla moda e i suoi trucchi, iniziando una sorta di “revisione” della propria condizione di donna invisibile. Non è l’evento criminoso il fulcro del film ma la crescente consapevolezza di sé e il percorso interiore di Mercedes, interpretata magistralmente da Elisa Zulueta.
Maite Alberdi (classe 1983) è una regista, produttrice, documentarista e sceneggiatrice cilena.
Consigliato da Giovanna della Casa delle donne di Parma