DAI NOSTRI CORPI SOTTO ATTACCO. ABORTO E POLITICA

La libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne sono state fortemente messe in discussione in questi anni, in Europa e nel mondo. La possibilità per le donne di interrompere la gravidanza, messa nuovamente sotto attacco da una serie di politiche conservatrici attuate in diversi stati sul piano legale, sociale e culturale, torna ad essere una questione cruciale. Ed è di questo che si parla nel saggio del 2018 curato da Caterina Botti e Ilaria Boiano, coevo del famoso congresso sulla famiglia tenutosi a Verona, esempio politico di quello che le destre oggi stanno portando avanti. Il volume, con il prezioso contributo di filosofe, avvocate, antropologhe, ricercatrici universitarie – che firmano gli “articoli” che compongono la pubblicazione – si propone come riflessione sulle esperienze maturate in Italia e in altri paesi nella cornice di un dibattito politico, giuridico e filosofico più articolato, che si interroga sui modi di rappresentare la questione dell’aborto, la soggettività e l’autodeterminazione femminile. Il volume si divide in due parti. Nella prima “L’aborto tra politica, diritto ed etica” si ripercorre il cammino dall’istanza di depenalizzazione dell’aborto, alla legge 194 (“compromesso tra autonomia della donna e controllo statale”), agli ostacoli nella sua applicazione (obiezione di coscienza), al rischio del ritorno all’aborto clandestino, all’attacco dei pro-life e alla discussione sullo statuto del feto/embrione. La seconda parte “Le pratiche politiche delle donne in tema di aborto, salute sessuale e riproduttiva” è dedicata invece al protagonismo politico femminista in Irlanda, Polonia, Spagna, Brasile, Argentina e Cile dove, attraverso forme di resistenza e sperimentazione inedite, le donne hanno posto un freno a riforme reazionarie e sono state aperte brecce nell’ordinamento per la regolamentazione dell’aborto.
Consigliato da Betta della Casa delle donne di Parma

GLI UOMINI MI SPIEGANO LE COSE

«Io credo che la nostra comprensione della misoginia e della violenza contro le donne migliorerebbe alquanto se considerassimo l’abuso di potere come un’unica realtà, invece di trattare la violenza domestica come cosa distinta dallo stupro, dall’omicidio, dalle molestie e dalle intimidazioni, sul web, a casa, sul luogo di lavoro e per strada: visto nel suo complesso, lo schema è chiaro».
Il libro è una raccolta di articoli scritti tra il 2008 e il 2014. Il filo conduttore è la sopraffazione maschile in ambito economico, politico, giuridico e sociale.
L’autrice analizza alcune notizie di cronaca dimostrando che gli atti di violenza non sono “casi straordinari” ma la punta dell’iceberg di un problema culturale, strutturale e sistemico.
Il termine mansplaining è nato dopo la pubblicazione di questo testo e indica l’atteggiamento paternalista, presuntuoso e saccente con cui si tende a invalidare l’esperienza e la professionalità delle donne.
Il costante invito al silenzio, citando Solnit, “Per noi è un addestramento all’insicurezza e all’autolimitazione, mentre gli uomini tengono in esercizio la propria immotivata tracotanza”. La svalutazione che sperimentiamo quotidianamente non è attribuibile a delle lacune personali ma il risultato di secolari discriminazioni di genere.
Il mansplaining si inserisce all’interno di un fenomeno complesso che riguarda il diritto di parlare, di essere ascoltate, di esistere e di vedersi riconosciute in possesso di verità.
La nostra credibilità, nella vita pubblica e privata, è profondamente compromessa, seppur questo e molti altri atteggiamenti prevaricatori siano socialmente accettati.
Il femminismo è il tentativo di decostruire una mentalità radicata nella maggior parte delle culture del mondo, nelle famiglie e nelle istituzioni.
Consigliato da Denise della Casa delle Donne di Parma

STAFFETTE IN BICICLETTA

E’ una canzone di Aprile, che con il gioco alla lista dei nomi, quasi a filastrocca, procedendo si fa epica.
Ha il profumo del 25 aprile, che è quello del bucato fresco e dei fiori. Il profumo di rinascita e di
nuova stagione.
E’ Libertà, che è aria in faccia, che non si può contenere, come quella che ci accarezza quando si va in
bicicletta.
L’elenco dei nomi fa scattare immagini di sorrisi e capelli scompigliati dal vento. E ricorda l’emozione
di certe immagini volanti di Miyazaki.
Quel fare guerra alla guerra, con azioni apparentemente semplici del quotidiano restituisce onore al vero
di una sminuita “storia minore” dimenticata dalle grandi narrazioni.
“Voi che di voi dite che, non ci sembra di aver fatto un granché” è la voce delle stesse protagoniste
sentita tante volte ad autosminuire le proprie azioni.
Di generazione in generazione, il pregiudizio dei ruoli. Anche questa, oltre che una canzone antifascista
è una canzone di Giustizia.
Per ascoltarla clicca qui https://www.youtube.com/watch?v=yXNw2sZofkI
Consigliato da Sara della Casa delle donne di Parma
BUON 25 APRILE A TUTTƎ

LA RESISTENZA DELLE DONNE

Negli anni ’70 del Novecento irrompe in Italia il femminismo e con lui un fiorire di studi di genere. Anche la storiografia ne è investita e così le studiose cominciano a rileggere criticamente anche il contributo delle donne alla Resistenza. In questo bel libro, Benedetta Tobagi ne ripercorre alcuni passaggi. E’ un testo corredato da magnifiche foto, alcune tenerissime, altre potenti, che illustrano tutte le tappe e i momenti salienti della scelta delle donne: il loro farsi staffette o partigiane attive (combattenti e non). “Non c’è un momento di scelta preciso. Difficilmente si davano situazioni nette, semplici, univoche”. “La Resistenza” dice Anna Bravo che è pioniera di questi studi ” è in molti aspetti un laboratorio di sentimenti e comportamenti contrastanti.”. Queste donne coraggiose hanno dovuto combattere ben più di una guerra: hanno dovuto vincere il pregiudizio dilagante, la sopraffazione, la cecità e l’arrendevolezza. Hanno dovuto scegliere e “uccidere l’angelo del focolare” (Virginia Wolf). Fra loro c’è spazio per il divertimento (vedi il capitolo sul carnevale), per l’amore, per la scoperta dei sensi e del sesso (sono giovani donne), per l’incanto, per le grandi speranze. Ci sono testimonianze e riflessioni profonde, ma anche l’amaro disincanto di quando, dopo la Liberazione, si rendono conto di quanto sarà difficile tornare alla vita di tutti i giorni. Sono le dolorosissime pagine dedicate alla ” tristezza della Liberazione”. Credo che dovremmo dire tutte un profondo grazie a Benedetta Tobagi per questo suo magnifico libro.

Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

SOLO PER PASSIONE

È bello rivedere il volto di Letizia Battaglia all’inizio e alla fine della miniserie girata dal regista Andò in collaborazione con la stessa Letizia. La grande fotografa muore improvvisamente il 13 aprile del 2022 lasciandoci in eredità le tracce del periodo storico più efferato della nostra repubblica impresso sulle sue pellicole in bianco e nero che hanno fatto il giro del mondo: la vera e propria mattanza di Cosa Nostra nella Palermo negli anni ’70,’80 e ’90. Ma la miniserie racconta anche il percorso umano oltre che professionale di una donna che ha dovuto lottare per la sua libertà in un mondo maschilista, crescendo nella Palermo retrograda del dopoguerra e sposandosi a sedici anni per allontanarsi da una famiglia tradizionalista. Ma l’emancipazione sperata si arresta davanti ai suoi doveri di moglie e madre di tre figlie. Non riesce a continuare gli studi e rimane bloccata in una strada senza uscita con qualche deviazione verso una libertà sessuale che le costerà una denuncia per adulterio. Una mente illuminata ma ingabbiata nelle convenzioni sociali non può trovare pace. Dopo crisi di nervi, psicoanalisi e abbandono del tetto coniugale, Letizia cerca la sua indipendenza lavorando alla cronaca del quotidiano “L’ora” dove avverrà il suo primo incontro con la fotografia, la sua arma di lotta e di salvezza. E poi un periodo milanese col nuovo compagno Santi, il ritorno a Palermo e morti, solo morti da fotografare, da Boris Giuliano a Falcone, dall’omicidio di Pier Santi Mattarella all’arresto di Leoluca Bagarella. Dopo la strage di Capaci, Letizia, ormai stanca e disgustata, è quasi sul punto di distruggere tutte le sue foto. Il suo ultimo colpo giornalistico sarà il recupero nell’archivio di una vecchia foto che comprometterà Andreotti immortalato con il mafioso Ignazio Salvo. Da allora in poi fotograferà soprattutto bambine, alla continua ricerca della bimba curiosa e ribelle che lei era stata.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

PALADINE

“Paladine” racconta la vita di otto importanti archeologhe e storiche dell’arte che in qualità di ricercatrici, collezioniste e museologhe, sono state determinanti nell’evoluzione del patrimonio artistico e culturale italiano.
Sebbene la produzione artistica italiana goda di fama mondiale, le professioniste che hanno contribuito alla sua tutela e valorizzazione non sono altrettanto conosciute.
Brillanti, anticonformiste ed emancipate hanno sostenuto il valore morale e politico dell’arte.
Alcune di loro, impegnate attivamente in politica, hanno sfidato il regime fascista, coordinando operazioni di trasporto di preziose opere durante il divieto di circolazione rischiando l’arresto e la vita stessa. Chi, invece, è stata incarcerata per aver aiutato a espatriare diverse famiglie ebree e perseguitati politici. Altre ancora sono arrivate a difendere le proprie scelte artistiche in Parlamento e in tribunale. C’è chi ha fondato una disciplina definita “didattica dei musei” al fine di rendere possibile a tutti l’accesso di questi ambienti, al tempo di esclusivo appannaggio dei ceti più colti e ricchi.
Le loro proposte si sono scontrate con un sistema di convenzioni antiquato e malgrado l’ostruzionismo iniziale, si sono rivelate innovative e tutt’oggi rappresentano fondamentali linee guida.
Il podcast ripercorre gli anni della guerra, il ripristino di quanto distrutto dal conflitto e il rilancio delle esposizioni museali.
“Che la storia dell’arte sia piena di figure femminili non è certamente una novità. C’è il vizio però, pessimo, di tendere a indicarle come la fonte dell’ispirazione artistica…. la fonte e l’ispirazione per chi, scusate? Eh già, noi le muse, loro i creatori. Ecco, io qui voglio invece raccontare un’altra storia, una storia di conquiste professionali, di coraggio, passione e tenacia in nome dell’arte, della sua scoperta, custodia e promozione. Otto ritratti di donne che hanno vissuto lottato per l’arte e la cultura” (Serena Dandini)
Consigliato da Denise della Casa delle donne di Parma

IL LAMENTO DEL TIGRI

“Nasciamo nel sangue, diventiamo donne nel sangue, partoriamo nel sangue. E altro sangue, adesso. Come se la terra dell’Iraq avesse ancora sete di morte, di sangue, di innocenza”.
Sulle rive del fiume Tigri, nel sud dell’Iraq, una ragazza si accorge di essere incinta. La più grave delle colpe: ha fatto l’amore prima del matrimonio con il suo fidanzato, morto subito dopo sotto le bombe. Adesso sa che deve morire. Lo vuole la famiglia, la tradizione e il dominio maschile. “L’onore è più importante della vita. Da noi, è meglio una ragazza morta che una ragazza madre”. L’attesa della morte è raccontata in prima persona dalla giovane “impura”, a cui fanno da coro le voci dei suoi familiari: la madre, la sorellina, il fratello più tollerante e quello che sarà il suo assassino. Ciascuno spiega le allucinanti motivazioni di questa esecuzione femminicida.
85 pagine intense pervase da un conflitto tra umanità e crudeltà verso una ragazzina che vuole continuare a vivere ma che non potrà farlo perché vittima di un regime secolare di sottomissione.
Il romanzo è scandito da brevi passi dell’epopea di Gilgamesh e dalla “voce” del Tigri, testimone dei drammi del paese.
Emilienne Malfatto (1989) è una scrittrice, giornalista e fotoreporter francese. “Il lamento del Tigri”, con cui ha vinto il Premio Goncourt, è il suo primo romanzo.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne

BENEDICI LA FIGLIA CRESCIUTA DA UNA VOCE NELLA TESTA

Che cosa ci rende umani? A quale luogo apparteniamo? Quali sofferenze passano dal corpo? A quale Dio possiamo rivolgerci? Queste sono le domande che si pone Warsan Shira nella raccolta di poesie ” Benedici la figlia cresciuta da una voce nella testa”.
Lei è una giovanissima poeta britannica di origine somala. E’ nata nel 1988 ed è diventata famosa perché alcune sue poesie sono state musicate dalla cantante Beyoncé. I suoi libri e le sue poesie hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali e sono diventati manifesti in difesa dei diritti dei migranti. Parla da migrante dei migranti ed esprime la volontà di dare voce a chi voce non ce l’ha. Parla di esseri umani in fuga, vittime di guerra e ingiustizie, di violenza e intolleranza, alla ricerca di una libertà negata, di una dignità strappata. Le sue poesie sono forti e affrontano temi come la nostalgia dei rifugiati, la violenza della guerra, le mutilazioni dei genitali femminili. Ci parla di cosa vuol dire abitare un corpo di donna, di disturbi dell’alimentazione, di ossessioni compulsive e tensioni irrisolte. La sua è una poesia rivelatrice ; “La mia bellezza qui non è bella. Il/ mio corpo brucia per la vergogna di non appartenere (…)/ Sono il peccato della memoria/ e l’assenza della memoria”. Vuole riscrivere le lacerazioni vecchie e attuali e far diventare la sua poesia fulcro di rinascita. Le sue sono poesie dolorosissime ma magicamente vive. Consigliamo a tutte di leggerle.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

LES HAUTS DE HURLEVENT

Fino al 7 maggio 2023 è disponibile sul canale “arte”, “Cime tempestose. Amore, odio e vendetta”, il documentario che Mathilde Damoisel ha dedicato a Emily Brontë e al suo famoso romanzo. Pensato insieme a Lucasta Miller, biografa delle sorelle Brontë, e a Ann Dinsdale, direttrice del museo a loro consacrato, la regista prova a svelare il mistero di un romanzo ancora oggi definito unico, straordinario, imprevedibile.
Con Charlotte, Anne e Branwell, Emily cresce a Haworth, un villaggio dello Yorkshire dove il padre è vicario. Uomo di lettere, non impedisce ai figli di approfittare della ricca biblioteca. La parrocchia, la chiesa, il piccolo cimitero e la ventosa brughiera, luogo prediletto da Emily e futuro fulcro del romanzo, sono il loro orizzonte. Un mondo ristretto, ma solo in apparenza.
Leggono, avidamente, tanta letteratura ma anche le cronache del tempo da cui emergono, colpendo in particolare l’immaginazione di Emily, le tante contraddizioni dell’epoca vittoriana: la violenza dei rapporti di classe, gli effetti del colonialismo, la schiavitù, l’oppressione dell’altro, vissuta anche da lei che aveva dovuto utilizzare uno pseudonimo maschile per poter pubblicare il suo libro. E scrivono, creando mondi immaginari che però attingono dalla realtà.
“Cime tempestose”, dura critica sociale e avvertimento alla società coloniale del tempo, è frutto di questa complessità ed è molto più della drammatica storia d’amore tra Heathcliff e Cathy raccontata da William Wyler nel film del 1939 che ha comunque contribuito a dargli la popolarità che lo ha reso immortale.
Dopo di lui, altri registi e scrittori sono stati ispirati dal romanzo, tutti affascinati dalla sua radicalità, punto di vista estremo di un’autrice che da un luogo solitario è riuscita a vedere lontano.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

IL PIACERE E’ TUTTO MIO

Ci sono commedie che travalicano il puro intrattenimento per spingersi a dire qualcosa di più. “Il piacere è tutto mio” è una di queste e solo una donna (Sophie Hyde) poteva dirigerla, solo una donna (Katy Brand) poteva cesellarne i dialoghi acuti, fitti di un’intelligenza leggera. E solo un’attrice come Emma Thompson poteva interpretarla con tale soave verità.
La storia è presto detta: un’insegnante sessantenne vedova e in pensione decide di scegliere su un sito di incontri un avvenente gigolò per scoprire e vivere un’esperienza sessuale appagante, sempre negata nel corso del suo matrimonio. Una storia che, presa in quanto tale, si presterebbe a innumerevoli luoghi comuni, primo fra tutti che il giovane e bellissimo maschio, magnanimo, giunga a risolvere la sua insoddisfazione.
Ma lei, un’incantevole Emma Thompson, lontana anni luce dagli stereotipi delle sessantenni hollywoodiane devastate dalla chirurgia e alla ricerca della perduta giovinezza, con i suoi goffi e teneri elenchi di prestazioni che vorrebbe provare, non cerca solo un orgasmo, perché una sessualità libera e felice altro non è che il riuscire ad aderire a sé stesse e ai propri intimi, veri desideri.
Nei dialoghi intensi fra i due scorre dunque questa ricerca. Non si ammicca al sesso e non lo si sottintende, se ne parla esplicitamente e con una mirabile assenza di volgarità. In questo incontro si parla molto di vita, della vita di entrambi. E il desiderato orgasmo non giungerà infine dalla pur appassionata dedizione di lui. Niente risvolti romantici, volti a creare il tanto sospirato lieto fine. Come si sono incontrati si lasceranno, forse con qualcosa di mutato in entrambi.
E l’ultima inquadratura, una Emma Thompson attrice premio Oscar di 63 anni che senza filtri si guarda nuda nello specchio, getta una luce potente e libera sul corpo femminile e sulla sua inalienabile bellezza.
Consigliato da Stefania amica della Casa delle donne di Parma