NEL CERCHIO DEGLI UOMINI regia di Paola Sangiovanni – 2023 – [Documentario]

Il docufilm, reperibile su Raiplay, racconta dell’esperienza nata nel 1999 a Torino da un gruppo di amici che decidono di riunirsi periodicamente per parlare di emozioni e vissuti, al fine di essere più felici come uomini. Nel 2004 si è poi costituita un’associazione che da allora collabora con il Comune di Torino per percorsi di prevenzione della violenza sulle donne.
Il film dà voce agli uomini, partendo dalle loro riflessioni individuali che divengono poi collettive.
Un uomo racconta dell’ aggressività verso una compagna che lo domina, un altro della rabbia di fronte alla moglie che decide di abortire contro il suo parere, un altro ancora parla del suo modo di uscire faticosamente da una relazione finita. Le immagini alternano riprese degli uomini del cerchio ad altre in bianco e nero con scene di vita familiare degli anni 50-60.
“Mio padre era assente e giudicante, insomma un tipico padre anni ‘60”. I modelli del passato vengono analizzati ma non è semplice indicare e percorrere una strada nuova, ci si sente diversi ma non si sa come fare. Una cortina di ferro pare bloccare gli uomini, che aspirano però ad esprimere sentimenti e vogliono piangere, come non è stato mai permesso loro di fare.
La regista con discrezione li ascolta, cerca di cogliere il senso delle loro esperienze e della loro ricerca di emozioni e relazioni con l’altro e con il femminile.
Davvero toccante il laboratorio teatrale finale, nel quale il pubblico è chiamato ad entrare in scena e ad indicare nuove soluzioni.
Consigliato da Daniela della Casa delle donne di Parma

C’ERA UNA VOLTA IL PRINCIPE AZZURRO di Ross Venokur – 2018 -[Film per infanzia e adolescenza]

Le favole sono un patrimonio di grande valore. Sono molti gli studi che ne riconoscono l’importanza, ma se le guardiamo con gli occhi di oggi ci sono situazioni e scelte che andrebbero spiegate bene ai bambini. Perché le principesse non sono mai le prime a dichiararsi? Perché è sempre il principe azzurro a risolvere la situazione? C’è un film per bambini contro gli stereotipi di genere che possiamo vedere: “C’era una volta il Principe Azzurro”. Filippo, il principe protagonista, non sa guidare nemmeno un calesse. Ci prova a essere coraggioso ma non risolve mai la situazione da solo, e con la spada non è proprio il massimo. Ciononostante tutte le donne che incontra si innamorano di lui, ma attenzione: è solo un incantesimo di Nemesi Maldamore, una strega arrabbiata che lo ha condannato a dei finti amori. Come il principe Filippo è l’opposto del classico principe delle favole, Lenore è tutt’altro che la timida ragazza salvata dall’uomo forte. Indossa pantaloni, è una ladra molto abile, tira perfettamente con l’arco e non ha paura di niente. Sembra anche immune all’incantesimo della strega, infatti lei di Filippo non vede il sorriso incantatore ma la semplicità. Filippo deve assolutamente scegliere la sua sposa e rompere così l’incantesimo della strega, ma pur avendo conquistato le più belle principesse delle favole, si rende conto che non ne ama nemmeno una. Il re, suo padre, gli impone la scelta della sposa e gli ordina di affrontare la grande prova della montagna. Forse così il figlio capirà chi è il suo vero amore. Lenore si offrirà come guida, camuffata da uomo, pur di avere il tesoro che le hanno offerto. Durante il viaggio entrambi capiranno cos’è il vero amore. Filippo non verrà così amato per il suo aspetto ma per la capacità di essere se stesso.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma

SULLE ORME DI GERDA TARO regia di Camille Ménager – 2021 – [Documentario] disponibile su RaiPlay.

Il documentario narra la breve ma intensa vita di Gerda Taro (Stoccarda,1910 – Brunete, 1937), fotografa antifascista.
Il suo vero nome è Gerta Pohorylle e nasce a Stoccarda da una famiglia ebrea di origine polacca. É portata per lo studio, ama i bei vestiti, gioca a tennis e, nonostante le sue origini borghesi, aderisce fin da giovanissima ai movimenti socialisti, opponendosi apertamente all’ascesa del nazismo. Viene anche arrestata nel 1933 con l’accusa di attività sovversive ma, tornata libera, decide di trasferirsi a Parigi. Qui incontra Robert Capa, fotografo già affermato e che diventerà suo compagno di vita e di lavoro. Nel 1936 entrambi decidono di documentare la guerra civile spagnola. All’inizio usano il marchio Capa-Taro indistintamente, motivo per cui da qualche anno gli addetti ai lavori stanno cercando di capire quali scatti siano da attribuire a Gerda e quali a Robert. E non solo in base a testimonianze, documenti e al formato dei negativi ma anche perché era soprattutto caratteristica di Gerda il considerare la fotografia come forma di militanza politica.
Gerda realizza il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete, caratterizzata da un violento ribaltamento di fronte a favore dell’esercito franchista. Resta in prima linea per immortalare i tremendi bombardamenti in atto. La pubblicazione sulla rivista “Regards” accende il mito di questa coraggiosa reporter tedesca. Nel tornare dal fronte riporta gravi ferite a causa di un incidente. Gerda viaggia aggrappata al predellino esterno di una vettura carica di feriti che si scontra con un carro armato sbandato durante un improvviso bombardamento e cade sotto i cingoli restando schiacciata. Muore in ospedale. Aveva 26 anni.
Consigliato da Giovanna della Casa delle Donne di Parma

DOVE NON MI HAI PORTATA di Maria Grazia Calandrone – Einaudi 2022 – [Libro]

1965: un uomo e una donna, dopo aver abbandonato nel parco di Villa Borghese la figlia di otto mesi compiono un gesto estremo: si buttano nel Tevere. Quella bambina era Maria Grazia Calandrone. Lei, decisa a scoprire la verità sulla sua sorte, torna sui luoghi in cui la madre ha vissuto, sofferto, lavorato e amato. ” Scrivo questo libro perché mia madre diventi reale”. Chi teme di trovare in questo libro fatti pruriginosi non li troverà. E’ un’indagine condotta accertando dei dati ma priva di cinismo e senza compiacimenti. Maria Grazia Calandrone prova a ridare vita alla madre e scrive un racconto crudo e dolce. Molto vero. Così, dopo ” Splendi come vita”, l’autrice chiude un cerchio, concludendo un dolorosissimo e catartico dittico materno. Scrive perché i suoi genitori l’hanno concepita fuori dal matrimonio e con la loro povertà e tragedia umana rischiavano di costringerla al brefotrofio. Allora le hanno fatto un regalo: ” Ti lasciamo libera nel mondo. Speriamo che qualcuno buono e generoso si prenda cura di te.” ” Vivi, vivi anche per noi”. Questo libro ci regala qualcosa di prezioso: un racconto intimo che è anche archeologia dei sentimenti. Quelli più profondi.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

POLIAMORE – Riflessioni transfemministe queer per una critica al sistema monogamico – di Car G. Lepori e Nicole (nic) Braida, Eris edizioni (2023) – SAGGIO

Questo breve saggio dedicato al “poliamore” – nuovo modo di configurare le relazioni affettive ed espressione di una crisi del modello tradizionale di famiglia dovuta all’emergere di nuove soggettività di segno comunitario – nasce dalla necessità di avere un libro che si occupi delle non monogamie in modo semplice, da un punto di vista radicale e in italiano, poiché la letteratura esistente è per lo più scritta nella lingua dei paesi in cui questa esperienza è nata o si è maggiormente diffusa (Stati Uniti, America Latina e infine Europa). Un saggio che fornisca, anche attraverso la definizione di un nuovo lessico, uno strumento per informare, creare senso di comunità, scongiurare l’ansia performativa e fare rete. Una “rete di cura” possibilmente, materiale ed emotiva, che sia di supporto nei processi non lineari di decostruzione della mononormatività. Perché, pensare che poliamorici si nasca (“born this way”) rischia di compromettere il “processo attivo” di cambiamento e critica. Finalità di questo testo è anche quella di mettere in discussione l’organizzazione del nostro sistema relazionale insieme agli altri sistemi che dominano la nostra vita: patriarcale, economico, politico, di sesso/genere. L’esclusività e la competizione ad esempio, fondamentali nel sostenere il sistema monogamo, si inseriscono perfettamente all’interno del sistema capitalistico così come il “noi/loro” della politica.
Suddiviso in brevi capitoli dedicati rispettivamente alla monogamia e alla normatività relazionale, all’amore romantico, all’esperienza italiana, allo stigma sociale cui il poliamore è sottoposto, il libro si chiude, come da premessa, con una proposta radicale che rifiuta l’istituzionalizzazione delle relazioni, sostiene l’assenza di gerarchie, mette al centro il consenso e la cura reciproca, e contrasta la competizione.
Un testo collettivo che invita a conoscere prima ancora di pensare a creare spazi di inclusività.
Consigliato da Letizia e Enrica della Casa delle donne di Parma

SULLA RAZZA di Nadeesha Uyangoda, Nathasha Fernando e Maria Catena Mancuso – PODCAST

@sullarazza è un podcast sulla questione razziale in Italia. Molte parole appartenenti alla cultura angloamericana non sono entrate nel dibattito pubblico italiano: Race, Colorism, Tokenism, Political Correctness, Cancel Culture, Cultural Appropriation e molte altre. L’assenza di un corrispettivo in lingua italiana ne impedisce la corretta assimilazione e di conseguenza una presa di coscienza, individuale e collettiva, profonda.
Le puntate iniziano con un approfondimento storico a cui segue una contestualizzazione nella situazione italiana, concludendo con una serie di domande e spunti di lettura/visione.
Ogni episodio è ricco di testimonianze di persone di minoranza etnica che ci fanno comprendere quanto le discriminazioni razziali incidano su ogni aspetto della loro esistenza. “Non esiste lotta che non sia intersezionale” dice Leila Belhadj Mohamed nell’approfondimento dedicato alla puntata nella quale si analizzano i collegamenti tra le oppressioni di razza, genere, classe, orientamento sessuale, religione e disabilità.
“Sulla Razza” è un progetto divulgativo in grado di decostruire la narrazione bianca-coloniale-razzista che tutt’oggi influenza la politica, la cultura, la sanità, lo sport, la moda, i media, ma soprattutto di restituire centralità e valore a temi rilevanti nella vita di chi subisce violenze sistemiche, strutturali e istituzionali.
È fondamentale che la conversazione sia guidata da chi, per secoli, è stato invisibilizzato, relegato ai margini della società ed escluso da ogni tipo di rappresentazione.
Dalla loro pagina IG: “Sulla Razza, il primo podcast di divulgazione sulla questione razziale in Italia, è scritto, disegnato, condotto, gestito e realizzato da donne – working class, razzializzate – e contiene voci ed esperienze di persone di minoranza etnica, queer, migranti, nere.”
Consigliato da Denise della Casa delle donne di Parma

IL FEMMINISMO è PER TUTTI di bell hooks – Ed. Tamu Edizioni (2021) – SAGGISTICA

IL FEMMINISMO è PER TUTTI è il risultato di decenni di militanza. L’autrice si rivolge a quelle persone che non conoscono il femminismo, o ne hanno una visione distorta e manipolata. Il testo affronta le istanze più significative, e dibattute, del femminismo della seconda ondata con uno stile chiaro, semplice ma mai superficiale. Nell’immaginario collettivo prevale l’idea che il femminismo sia un movimento “anti-uomini”. Le strumentalizzazioni messe in atto da un apparato massmediale capitalista, antifemminista e conservatore, impediscono un discorso collettivo di critica e ridicolizzano il potere trasformativo- rivoluzionario del movimento. L’autrice evidenzia che tutt* sono esposti ai condizionamenti della cultura patriarcale. Fondamentale è, quindi, mettere in discussione sé stessi e il contesto di appartenenza, in uno scambio continuo tra privato e pubblico, e dare il via al processo di decostruzione del sessismo interiorizzato. Tanti sono gli argomenti trattati: razza e genere, sorellanza, lotta di classe, corpo, matrimonio e coppia, lavoro, genitorialità ecc. bell hooks ha avuto la straordinaria capacità di fare da tramite tra il mondo accademico e la collettività e ha denunciato la prospettiva elitarista, bianca, privilegiata e eterosessuale che aveva assunto il movimento. Il femminismo non ambisce esclusivamente alla parità di genere in ambito politico, sociale, economico, si batte per il superamento del sistema patriarcale e di tutte le strutture di dominio. In altre parole, o si ripensano i modelli di potere e le sovrastrutture culturali o difficilmente si spezzeranno le catene della subordinazione in modo definitivo. “Scegliere la politica femminista è, dunque, scegliere di amare”. Chiude così bell hooks il capitolo “AMARE ANCORA. Il cuore del femminismo”, illuminandoci su ciò che ha fatto avvicinare molt* di noi a questo meraviglioso movimento di liberazione: il senso di responsabilità, la cura reciproca e il desiderio di giustizia.
Consigliato da Denise della Casa delle donne di Parma

QUINTA VEZ 

Bianca Maria Frabotta rivendicava per le poete la ribellione della “non appartenenza”, quella condizione per cui le donne hanno dovuto lottare per ritrovare il “respiro dell’anima”. Maria Pia Quintavalla, parmigiana, femminista, si inscrive in questa trama di poete donne. Quinta Vez è un libro piccino (solo 90 pagine) ma estremamente denso e complesso. E’ diviso in tre parti: una, fatta di prose poetiche dedicate alla madre China, la bellissima madre-fanciulla risorta in terra di Castiglia: “Tu emanavi musica, ricordo bene, è la prima immagine di te avuta al mondo”. Una, dedicata a lei figlia divenuta madre e, infine l’ultima, pensata come dialogo fra sorelle. La voce della scrittrice è spiazzante: inizia con prose poetiche, intense, dolorosissime; prosegue con la voce poetica di una figlia divenuta adulta che non sa e non vuole ripercorrere il sentiero di errori compiuti dalla madre, per poi fermarsi nel dialogo serrato fra sorelle, alla ricerca della loro singolarità e della loro verità. Non è di facile lettura Quinta Vez: troppo intenso e, a tratti, troppo duro, ma intriso di suggestioni irrisolte e di altissima poesia che va accettata come “dati poetici in sé”. “Nel crepuscolo, entrato ormai nel buio, faticano a trovarla l’uscita, ma poi, in silenzio, una a piedi e l’altra in bicicletta, infilano il cancello una dopo l’altra, senza voltarsi, e credendo di essersi salutate, forse una delle due mormora qualcosa. Dopo questo incontro non si parleranno più.” Così si chiude Quinta Vez.
Consigliato da Lina della Casa delle donne di Parma

LA PRIMA DONNA CHE

LA PRIMA DONNA CHE è un programma dedicato a grandi donne che con coraggio e determinazione hanno cambiato la storia e la società; una rassegna in pillole che racconta l’eccellenza di protagoniste del passato, libere e indipendenti, importanti per i loro insegnamenti. Il progetto, transgenerazionale, è curato da Alessandra de Michele Bragadin e si avvale delle Teche Rai e del contributo di giovani donne, in particolare studentesse, presenti in qualità di voce narrante. 30 episodi che raccontano di pioniere nel campo della Politica, della Scienza, delle Arti, dell’Impresa, dello Sport o della società civile.
Come Lina Merlin, prima donna entrata in Parlamento, che nel 1958 fa approvare la legge che abolisce le case chiuse in Italia. “Lo Stato non deve tollerare il traffico della donna” afferma. O Laura Conti, medica, a cui sta a cuore il rapporto tra salute, ambiente e ricerca scientifica, prima donna ecologista italiana. O Franca Viola, siciliana, che nel 1966 rifiuta la corte del nipote di un boss locale e poi, dopo il rapimento e lo stupro, per prima, il matrimonio riparatore. “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce” dice.
O come Tina Modotti, operaia, attrice, modella, attivista, fotografa ed esponente del comunismo internazionale. Con la sua arte, fotografando soprattutto fiori ed esplorando geometrie, sarà la prima donna italiana presente al MOMA di NY. E poi, Cecilia Mangini, prima documentarista italiana, Francesca Serio, prima attivista contro la mafia, Emma Carelli, soprano, socialista, prima donna a dirigere un teatro d’opera e tante altre.
Un racconto corale di empowerment femminile, “una goccia giornaliera che battendo sullo stesso punto” contribuisce a sgretolare gli stereotipi di genere.
Consigliato da Letizia della Casa delle donne di Parma

CORPI LIBERI

Il podcast di Silvia Ranfagni, “Corpi liberi”, è un viaggio alla scoperta di identità di genere e orientamento sessuale. “Mamma sono trans. Anzi, precisamente sono non binario” è così che un giorno esordisce sua figlia, appena rientrata dalle medie. La mamma, Silvia, pensa immediatamente ad un gioco tra coetanei (Alba fino alla settimana prima diceva di essere un vampiro). Si sta sbagliando e si ritrova catapultata in un vortice di perplessità e incomprensioni che sfocerà in un: “Conosco davvero mio figlio ?”. Silvia si rivolgerà al SAIFIP, un servizio di un ospedale romano specializzato in disforia di genere; qui incontra Mark, un diciottenne in transizione che la aiuterà a comprendere meglio suo figlio. Dopo il coming out, il rapporto con Alex diventa sempre più conflittuale e la ricerca di risposte approderà sulle pendici dell’Etna: nel paesino siculo in cui abita Mark. I protagonisti, seppur distanti geograficamente, vivono esperienze simili. Dalla profonda
sofferenza dovuta alla non accettazione del proprio corpo all’importanza del supporto psicologico durante le fasi di questo percorso. Per entrambi ci sono state delle figure chiave, esterne alla famiglia, capaci di creare uno spazio “libero e senza conseguenze” in cui si sentissero legittimati a essere chi sono davvero e non chi ci si aspettava che fossero. Anche la rete è stata fondamentale: navigando su internet hanno trovato informazioni utili in grado di “dare un nome a ciò che provavano” e persino il sostegno di persone nella stessa situazione. Non binarismo e disforia di genere erano terminologie ignote alle rispettive famiglie. L’incontro tra un mondo conservatore e un mondo contemporaneo e fluido non è stato facile ed è ancora in divenire ma alla fine Silvia dirà: “Alex ci ho messo un anno a capire. Sei esattamente chi ho sempre voluto tu diventassi.”
Consigliato da Denise della Casa delle Donne di Parma

TÁR di Todd Field

Titolo di uno dei film più divisivi della passata stagione, Tár è anche il nome di una direttrice d’orchestra dotata di enorme talento e carisma, e di un lato dark in cui albergano una smisurata ambizione, una propensione all’abuso di potere e una totale mancanza di empatia.
Nel privato condivide la vita con un’altra donna e con una figlia. Un personaggio controverso, reso magnificamente da Cate Blanchett, da molte interpretato come l’ennesimo processo di “mascolinizzazione” di una donna di potere.
Tra le tante critiche, quella della musicista statunitense Marin Alsop che ha dichiarato al Sunday Times di essersi sentita offesa dal film “in quanto donna, in quanto direttrice d’orchestra e in quanto lesbica”. Come se, per paradosso, qualunque donna che abbia figli dovesse sentirsi offesa, ”in quanto madre”, dal personaggio di Medea.
Dobbiamo forse credere che appartenere ad un genere, ad una “tipologia” di individuo o, peggio ancora, ad una categoria di minoranza, ci metta automaticamente al riparo dalla possibilità di non essere belle persone? E ancora, questa tendenza alla categorizzazione degli esseri umani e delle loro vite, in base ad un pensiero politicamente corretto sempre più uniformante, lavora veramente a favore dei nostri diritti?
In uno dei dialoghi più rivelatori del film, ad uno studente che afferma di non prendere in considerazione Bach in quanto bianco, cisgender e misogino, Lydia Tár risponde: “Il narcisismo delle piccole differenze conduce al più noioso dei conformismi”.
Una geniale lettura di quella “cancel culture” che spesso, nella sua foga riparatoria, crea un’allarmante omologazione del pensiero.
Lydia Tár non è una brava persona e nessuno ci chiede di amarla. Quello che chiede il film è guardare negli occhi il potere in quanto tale. E osservare come il suo uso distorto e manipolatorio porti alla distruzione delle persone. In questo caso anche di chi lo esercita, a dispetto del suo indiscutibile fascino.
Consigliato da Stefania amica della Casa delle donne di Parma

RAGAZZE ELETTRICHE -The Power

Tratta dall’omonimo libro di Naomi Aldermann, la serie si sviluppa in un non meglio precisato mondo distopico nel quale le donne scoprono di possedere il controllo e il potere grazie ad una strana e preoccupante mutazione genetica. Riescono infatti a dominare l’elettricità attraverso una sorta di valvola collocata a livello delle clavicole. Nella prima stagione sono adolescenti di tutto il mondo ad avere la facoltà di produrre queste letali scariche elettriche. Un’elettricità in grado di ribaltare l’equilibrio del potere prestabilito e che dà loro modo di fuggire da situazioni di sottomissione, violenza sessuale, misoginia. L’intenzionale lentezza della narrazione è necessaria per descrivere le varie storie delle protagoniste, raccontate in parallelo. La serie resta per lo più fedele al libro, anche se con qualche piccolo cambiamento come l’ambientazione post Covid. Il mondo è cambiato e la rivoluzione delle adolescenti viene interpretata inizialmente come una nuova forma di pandemia. Il potere scatenato dall’elettricità rende le donne forti ma allo stesso tempo profondamente insicure. Le protagoniste sono Allie, una ragazza che si trincera dietro un mutismo provocato da un abuso; Tatiana, la moglie del premier moldavo, che non ama il suo ruolo; Roxy, la figlia illegittima e ambiziosa di un gangster londinese; infine Margot, nei panni della sindaca di Seattle che in un primo momento è legata alle logiche del potere maschile, ma che poi si ribella e combatte per le donne e per sua figlia Jos. Unico uomo protagonista è il giornalista nigeriano Tunde che si trova a raccontare il destino delle giovani attorno a lui, difendendole da un potere che corrompe tutto e tutti. La serie è girata a Londra, negli USA, in Nigeria, Arabia Saudita e Moldavia. Dal romanzo e dalla serie si comprende quanto il potere sia distopico sempre, e l’unica soluzione, l’unica utopia, sia un mondo basato sull’uguaglianza, sulla tolleranza e cooperazione.
Consigliato da Patrizia della Casa delle donne di Parma